Dall’imperativo latino fac, “fa” e totum, “tutto”.
Si dice, spesso scherzosamente o ironicamente,
di chi per eccessivo zelo o remissività
vuole o è costretto a occuparsi di tutto.
Il termine, già usato nel XVI secolo a proposito
di Shakespeare da un suo detrattore (Greene),
fu ripreso dal Beaumarchais ne
Le nozze di Figaro e imposto nell’uso italiano
dal Barbiere di Siviglia (atto I, scena 2a) di Gioacchino Rossin