Anoressia atletica

Negli ultimi 30 anni sono giunte maggiormente all’osservazione degli specialisti atlete che presentavano disturbi psico-fisici specificamente anoressia nervosaassociati all’attività sportiva. Tale fenomeno è riconducibile all’anoressia, infatti assume una descrizione ed una denominazione similare: anoressia atletica.
Il concetto di anoressia atletica è stato introdotto per la prima volta negli anni 90, da studiosi norvegesi che hanno considerato le atlete come un gruppo particolare per ciò che concerne i criteri associati ad allenamenti, schemi alimentari e profilo psicologico.
Per definizione dell’American College of Sports Medicine, essa è causata da uno sbilanciato apporto calorico rispetto al consumo energetico, e si manifesta maggiormente nello sport che enfatizza un fisico snello e leggero, come la ginnastica artistica, la ginnastica ritmica e le discipline di lunga durata, in cui la prestazione dipende non solo dalle abilità delle atlete, ma in particolar modo da un basso peso corporeo. Le conseguenze sono: ridotta introduzione di calorie e sovrallenamento.
Il consumo calorico di un atleta è a volte anche triplicato rispetto ad una persona della stessa età e corporatura che non pratica sport, pertanto dovrebbe arrivare anche ad assumere fino a 5000 kcal al giorno per compensare; un regime alimentare poco adatto, in questi individui, impatta maggiormente sul fisico.
Le motivazioni psicologiche della classica anoressia nervosa e dell’anoressia atletica sono ben diverse tra loro, proprio perché l’obiettivo di quest’ultima non è la ricerca della figura “perfetta” per disagio sociale e/o personale, ma paradossalmente per ottenere prestazioni migliori. Ecco perché l’anoressia atletica si manifesta maggiormente in sport quali danza o atletica, dove minor peso significa performance migliore e dove l’obiettivo primario che inculcano è la diminuzione al minimo indispensabile della massa grassa corporea.
Diete croniche e regimi alimentari ridotti ai minimi termini sono i mezzi che utilizzano questi sportivi per perseguire gli obiettivi imposti da allenatori e preparatori atletici, e i segni di questi dimagrimenti sono il più delle volte permanenti in ossa, muscoli e equilibri ormonali.
L’informazione e la giusta formazione, specie tra tecnici ed allenatori, è un passaggio di fondamentale importanza, cosicché ci si astenga da richieste tecniche e da consigli potenzialmente pericolosi per lo sviluppo di DCA (disturbi del comportamento alimentare).
Il Comitato Olimpico degli Stati Uniti si è preoccupato di dare dei consigli in merito a tale fenomeno:
– Non sopravvalutare gli effetti favorevoli sulla prestazione sportiva del peso corporeo basso;
– Enfattizzare l’importanza di abitudini alimentari corrette e complete sulla capacità di prestazione;
– Programmare in maniera realistica gli obiettivi della riduzione del peso e i tempi entro cui raggiungerli;
– Evitare di parlare in termini positivi di lassativi e di diuretici.
Lo sport è da sempre tra le soluzioni più efficaci per patologie di ogni genere e per la salute in generale, non trasformatelo in un fattore di rischio.

 

Giusy Modica
Consulente per la salute con lo sport presso l’Associazione Anas zonale Oreto.
Per informazioni e appuntamenti chiamare al numero 091-336558 dalle ore 9:00 alle ore 13:00.

 

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