La storia della scoliosi coincide in parte con quella della medicina, iniziando con Ippocrate

Il termine “scoliosi” deriva dal greco e indica una deviazione laterale e una deformazione permanente della colonna vertebrale, non modificabile volontariamente, che si accompagna ad alterazioni anatomicheMale Hurt Backbone - Vertebrae Pain delle vertebre e delle altre strutture di sostegno del tronco.
La storia della scoliosi coincide in parte con quella della medicina, iniziando con Ippocrate (460 – 377 a.C.) che nel 400 a.C. descrive nel “corpus Hippocraticum” la scienza medica della scuola di Cos e di Cnide. L’insieme delle deformazioni vertebrali veniva raggruppato sotto il nome di “Spina Luxata”.  Ippocrate si era applicato nello studio, nella misurazione e nella classificazione delle curve scoliotiche, e aveva ideato alcune tecniche per la correzione della deformità, i cui principi sono ancora attuali.
Claudio Galeno, anatomico, nel 200 a.C. descrive i muscoli del rachide e conia il termine di “skolios” (storto, contorto) per definire le deformità della colonna, consigliando per il loro trattamento la ginnastica e l’idroterapia.
L’introduzione delle tecniche radiografiche all’inizio del XX secolo diede un fortissimo impulso alle attuali conoscenze.
La scoliosi, in termini tecnici, è un “dismorfismo”, e  va distinta dal semplice atteggiamento scoliotico, che rientra nel gruppo dei “paramorfismi”. In presenza di un dismorfismo la colonna vertebrale è, da un punto di vista anatomico, deformata; in presenza di un paramorfismo, invece, la colonna vertebrale è del tutto normale. L’atteggiamento scoliotico comporta sempre una deviazione laterale della colonna, con conseguente perdita della verticalità della stessa, ma non si accompagna mai a deformazione dei corpi volontari ed è correggibile volontariamente o con semplici interventi esterni. La deviazione è visibile solo in alcune posizioni, in piedi generalmente. In posizione distesa, le vertebre si riallineano e la deviazione scompare completamente o quasi completamente.
L’atteggiamento scoliotico è generalmente determinato da condizioni statiche, ad esempio in presenza di ipometria di un arto (arto più corto del controlaterale), oppure da lussazione dell’anca, oppure ancora da dolore vertebrale o muscolare, o, piuttosto frequentemente, da alterazioni posturali o ipovalidità della muscolatura del tronco.
La terapia si basa sull’eliminazione della causa che ha prodotto la condizione (ad esempio compensando l’accorciamento dell’arto inferiore, eliminando il dolore vertebrale o rinforzando la muscolatura del tronco).
A differenza della condizione precedente, una scoliosi strutturata è una deformazione permanente, fissa, non suscettibile di miglioramento senza intervento esterno, che si accompagna sempre ad alterazioni anatomiche della colonna vertebrale. Una scoliosi strutturata coinvolge, oltre alla spina dorsale, le articolazioni, i legamenti, la muscolatura paravertebrale, e, nei casi più gravi, anche gli organi interni e le visceri.
La colonna vertebrale scoliotica è incurvata su sé stessa, ed è deformata nelle tre direzioni dello spazio.
Nella scoliosi si individuano sempre una o due curve principali (o primitive).
Per mantenere l’asse di gravita del tronco e la verticalità del capo (importante per l’orizzontalità dello sguardo e dell’udito) il rachide si inflette sopra e sotto tale curva. Alla curva principale si aggiungono pertanto curve secondarie o di compenso. La prima si distingue dalle seconde perché è più grave, più fissa, più difficilmente correggibile. A seconda della localizzazione della curva scoliotica principale la scoliosi può essere definita cervico-dorsale, dorsale, dorso-lombare, lombare.
Le terapie variano in base alle cause e alla gravità della patologia. Nei casi più semplici di atteggiamento scoliotico può essere sufficiente una buona ginnastica posturale per recuperare l’equilibrio della colonna. In caso di scoliosi idiopatica, se la curva presenta un ridotto rischio di peggioramento è utile la cinesiterapia (denominata anche ginnastica medica o, più comunemente “correttiva”), che deve essere individualizzata per ogni singolo paziente. Una volta appresi gli esercizi, la ginnastica può essere eseguita in gruppo, con piani di lavoro personalizzati, oppure a domicilio, e periodicamente controllata e adattata dal tecnico specialista.
Tutto questo permette di “correggere” o ridurre il cedimento posturale che si somma alla componente strutturale della scoliosi. Se nonostante la ginnastica la scoliosi si dimostra ugualmente evolutiva, occorre indossare un corsetto. Questo può essere di tipo ascellare (il più comunemente usato) o, solo quando necessario, di tipo Milwaukee (alto, con il collare). Se la deformazione è maggiormente strutturata, può essere indispensabile impiegare, per un certo tempo, un corsetto non amovibile per ottenere una migliore correzione. Se la scoliosi non è adeguatamente curata o possiede un forte potenziale evolutivo, può superare i 40-60 gradi e richiedere un intervento chirurgico.

Palermo
30 Luglio 2016

Giusy Modica

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