Alexander Dugin, intellettuale russo sanzionato dagli americani per le sue idee

Alexander-DuginAlexander Dugin, giovane, elegante, il professore con la barba dell’Università di Mosca, è un idolo nella sua patria: le sue conferenze sono affollate e i suoi numerosi libri parlano dei più svariati argomenti che vanno dalla cultura pop alla metafisica, dalla filosofia alla teologia, dagli affari esteri alla politica interna.

Parla molte lingue, è un lettore vorace e ha reso popolari in Russia molti filosofi occidentali meno noti; personaggio controverso, adorato ed odiato allo stesso tempo, ma mai considerato noioso.

Dugin è per la Resistenza e si muove tra le diverse teorie politiche.

Fede, tradizionalismo, rivoluzione, nazionalismo e comunismo sono gli ingredienti di cui si serve.

E’stato molto critico nei confronti di Putin e della sua condotta, ma ha sostenuto il presidente quando a Mosca è scoppiato il movimento liberale.

Nei suoi libri offre una visione sul futuro sviluppo della sua patria.

 

Dugin è’ stato intervistato da Gianluca Savoini in occasione della presentazione del libro “Rinascita di un Impero. La Russia di Vladimir Putin” organizzata dal quotidiano online “L’Intellettuale Dissidente”.

D. In questo momento storico si parla molto di sanzioni alla Russia. Lei le vive sulla sua pelle perché ha delle difficoltà a viaggiare nei Paesi alleati degli Stati Uniti. Per quale motivo?

R. «Le sanzioni contro di me sono in vigore negli Stati Uniti ma non ancora in Europa; io sono il primo uomo che è stato sanzionato dagli americani per le sue idee, per i miei pensieri, per le mie dichiarazioni. Io non faccio parte di nessun gruppo terroristico, sono un intellettuale. Nel nome della libertà di espressione si sanzionano le personalità che esprimono opinioni diverse dal Pensiero unico».

 

D. Dall’altra parte, anche Vladimir Putin ha stilato una lista di personalità non gradite. Tra queste vi è anche un intellettuale, se così possiamo chiamarlo: Bernard-Henry Levy.

  1. «Si tratta di una provocazione. Bernard-Henri Levy è un mio nemico diretto: ha fatto una lezione intera a Kiev contro il mio libro “La quarta teoria politica”. Ha criticato le mie idee, appoggia il nazionalismo e il liberalismo russofobo. In più i nomi nella lista non sono intellettuali ma vere e proprie spie…».

 

  1. Vladimir Putin è stato tagliato fuori dall’ultimo G7, ma in compenso Matteo Renzi lo ha accolto festosamente a Milano quando è venuto a visitare l’Expo. Non c’è una schizofrenia in questo atteggiamento?

R. «La volontà di escludere la Russia dal G7 è stata puramente simbolica. Il suo invito è legato alla perdita di sovranità del nostro Paese. Quando la Russia con Putin ha riacquistato maggiore sovranità è stata tagliata fuori. Per i russi questa non è di un’umiliazione ma un premio».

 

D. E riguardo alle sanzioni economiche europee che opinione si è fatto? 

R. «Credo i Paesi europei abbiano tutte le ragioni per continuare a cooperare con la Russia; per motivi economici, energetici, finanziari, industriali e commerciali, le sanzioni non giovano ai loro interessi. Da una parte hanno interesse a cooperare con i russi, dall’altro invece non sono liberi per colpa della volontà statunitense per cui c’è una situazione di equilibrismo. Il mondo unipolare diretto da Washington ci porta al disastro e Matteo Renzi è ostaggio di queste relazioni internazionali».

 

D. Quali sono le conseguenze per noi italiani, un Paese storicamente legato alla Russia? 

  1. «È il Nord dell’Italia che paga soprattutto questa politica delle sanzioni. Di meno, invece, la Russia che ha rapporti commerciali anche con il mercato asiatico».

 

  1. Parliamo di politica internazionale. Lei sembra convinto che ci sia un collegamento tra gli Stati Uniti e l’Isis.

R. «È evidente che il fondamentalismo islamico è stato manipolato fin dall’inizio dagli americani. Inizialmente è stato lo strumento per la lotta ai movimenti islamici filo-sovietici, poi è stato il pretesto e il nemico perfetto per le battaglie degli Stati Uniti in Medio Oriente. Credo che l’Isis non sia una realtà omogenea, all’interno ci sono diverse correnti, e una di queste è legata a doppio filo con gli Stati Uniti».

 

  1. Il fondamentalismo islamico è stato affrontato dal governo russo negli anni della guerra in Cecenia. In che modo? Come possiamo noi europei sconfiggere l’Isis? 
  2. «La Russia ha utilizzato una strategia delle divisioni tra un Islam tradizionale, euroasiatico, un islam politico, artificiale e antitradizionale, antisufista. Facendo questa divisione noi siamo riusciti a separare due rappresentazioni appoggiando l’islam tradizionale. Questa è la doppia anima dell’islam, esistono correnti tradizionalisti e correnti pro-americane e pro-saudite che sono pericolose».

 

D. Nel Caucaso fa presa l’Isis sui musulmani?

R. «Al Nord del Caucaso ci sono piccoli gruppi legati all’Isis, ma non in numero tale da mettere in pericolo la nostra sicurezza».

 

D. Recentemente nei Paesi Baltici c’è un dispiegamento delle forze militari della Nato. Sempre al Nord dell’Europa, nei Paesi Scandinavi, la Russia ha ammonito il governo svedese qualora dovesse entrare nella Nato. Cosa sta succedendo da quelle parti?

  1. «Gli americani spingono l’Europa alla guerra con la Russia. Giocano sui rancori e i risentimenti storici ma la Russia non ha interesse in questo conflitto e vuole evitarlo a tutti i costi».

 

 

 

Valentina G.

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