Raffigurazione dell’inverno nell’arte

Ricorre oggi 22 dicembre il solstizio d’inverno, per l’occasione vi saturno-palazzo-vecchioproponiamo un breve excursus sulla allegoria, e relativa iconografia, del tema invernale. L’iconografia è una branca della storia dell’arte che si occupa di interpretare e descrivere i singoli elementi all’interno delle opere d’arte.
Il tema delle quattro stagioni è fortemente presente nelle opere artistiche di tutti i tempi, allegoricamente infatti si riallaccia al concetto dello scorrere del tempo e quindi della caducità dell’esistenza umana. Il tema della fugacità della vita umana è sempre stato estremamente ricorrente nella filosofia e nella letteratura di ogni epoca storica, dal carpe diem Oraziano ai Sepolcri di Foscolo, ma la sua connessione con il tema delle stagioni trova la sua genesi durante l’epoca classica, quando esse cominciarono ad essere identificate con i vari momenti della vita dell’uomo: nascita (primavera), maturità (estate), decadimento (autunno) e morte (inverno).
I greci e, successivamente, i romani raffiguravano le stagioni sotto forma di uomini e donne danzanti in cerchio a simboleggiare l’eterna rinascita, altrimenti sotto simbolica forma degli animali sacri ad Eros: ariete (primavera), leone (estate), toro (autunno) e serpente (inverno). Nel caso dell’inverno, il serpente era uno degli animali che identificava Ade, dio degli Inferi, ovvero la morte e la vita che rinnova attraverso di essa.
In epoca medievale le stagioni vengono invece identificate con i vari momenti del ciclo della produzione contadina: semina, mietitura, raccolto e caccia.
Ma l’iconografia dell’inverno più diffusa rimane quella romana della figura dell’anziano barbuto e con un lungo mantello e un cappuccio a coprire il capo, come suggerisce la descrizione delle stagioni fatta da Ovidio nel II libro delle Metamorfosi, all’interno dell’episodio riguardante Fetonte:
«e stava la Primavera incoronata di fiori,
stava l’Estate, nuda, che portava ghirlande di spighe,
stava l’Autunno imbrattato di mosto
e l’Inverno gelido con i bianchi capelli increspati.» (II, 25-30).

 

Maria Valentina Pasta

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