Una teologia della donna

Il mondo contemporaneo chiede a gran voce alla Chiesa Cattolica di adamo ed evarivedere e chiarire alcune sue posizioni, di ristrutturarsi e soprattutto di considerare la figura della donna in maniera più articolata e svincolata dai pregiudizi secolarizzati. Ciò sembra maggiormente possibile grazie alla figura di Papa Francesco che per molti versi si sta dimostrando capace di innovazioni semplici ma fondamentali. Francesco è prima di tutto un uomo come gli altri, che sa parlare ai cuori e alle coscienze, capace di andare oltre i protocolli e avvicinarsi fisicamente e spiritualmente alla folla che lo acclama ad ogni sua uscita. E’ un uomo saggio capace di sdoganare il divorzio e concedere i sacramenti ai divorziati, capace di proclamare un amore universale da parte della chiesa e di Dio senza discriminazioni di sorta.

Paola Ricci Sindoni docente di filosofia morale all’Università di Messina, ritiene che “Serve una profonda teologia della donna nella Chiesa”. Concorda col pensiero del Papa “visto che la complessa tematica della questione femminile in ambito ecclesiale è stata affrontata, con rarissime eccezioni, solo dalle teologhe donne. Che hanno offerto dei contributi interessanti, ma che non hanno avuto ancora l’opportunità storica di confrontarsi sul tema con i colleghi maschi, per dare vita a una profonda teologia, che sia espressione di tutti, uomini e donne”.

Ci sono donne, come Helen Alvare, avvocato e teologo, contrarie ad una teologia della donna, ritengono che bisogna creare una teologia dei laici, fatta da uomini e donne insieme.
Papa Francesco nelle interviste apparse nei giornali gesuiti dice: “ è necessario ampliare le opportunità per una più forte presenza di donne nella chiesa” e “dobbiamo lavorare più duramente per sviluppare una teologia della donna”.
Papa Francesco ha affermato di soffrire nel vedere che nella chiesa o nelle organizzazioni ecclesiali, alla donna è attribuito un ruolo di servizio, che sottolinea tutti abbiamo e dovremmo avere, ma il ruolo delle donne spesso viene ridotto in schiavitù.
Il Papa, al seminario del consiglio pontificio afferma che la chiesa dice no all’ordinazione delle donne, come affermato nella lettera apostolica Mulieris Dignitatem da Giovanni Paolo II perché si ricorda che Cristo scelse i suoi apostoli solo tra uomini in piena libertà e sovranità.

Vicki Thorn, presente al seminario ha espresso la sua opposizione ad una teologia che riguardasse solo le donne e che comunque non dovrebbe essere scritta solo da uomini.

La teologia della donna, elaborata da poco tempo, mira ad emancipare la donna allontanando il concetto della subalternità all’uomo, ed escludendo che la donna debba tendere, per la sua realizzazione, al modello maschile. Per emanciparsi la donna non deve tendere all’autosufficienza assoluta, perché ciò sarebbe poco sano. La donna deve prendere coscienza della propria femminilità.

Fino ad ora la Mariologia era stata studiata in modo frammentario: la sua Maternità Spirituale Universale nel trattato della Chiesa o la sua Immacolata Concezione del trattato del peccato originale. Ciò perché fino ad ora non c’era stato interesse per la missione della donna, che ha sempre destato ritrosia in capo ai teologi.

La teologia della donna si basa su dei pilastri fondamentali. Il primo riguarda la donna come immagine di Dio. La Bibbia racconta che Dio ha creato l’umanità “a sua immagine”, creandola “maschio e femmina”. In questo senso la teologia della donna mette in rilievo che Dio per creare l’umanità a sua immagine ha dovuto crearla “maschio e femmina”; il che significa che ciascuno dei due sessi ha delle somiglianze con Dio. La donna è quindi il riflesso della perfezione divina. Per cui deve realizzarsi come donna per realizzare teologicamente la sua femminilità. Se così non fosse essa tradirebbe il suo destino, la sua missione, soprattutto se cercasse di prendere l’uomo come modello. Possiamo così dire che la donna è portatrice di una somiglianza divina. Le fattezze della sua femminilità fanno trasparire la perfezione divina.

I movimenti femminili della nostra epoca cercano di far si che la donna possa essere uguale all’uomo in tutto e per tutto, sostenendo, che la donna può fare tutto ciò che fa anche l’uomo. Ma è proprio in questo che essi si tradiscono, secondo Jean Galot, teologo olandese, perché fanno dell’uomo un modello a cui la donna deve tendere negando così ciò che quelle donne vogliono combattere, cioè il mito maschile della superiorità.

Sulla base di questa teologia il modello valido per la donna dovrebbe essere solo la donna la quale deve vivere pienamente la sua femminilità.

La teologia della donna sottolinea la complementarità e la relazionalità della donna e dell’uomo.
Nel racconto della creazione si dice: “Non è bene che l’uomo sia solo; gli farò un aiuto simile a lui” (Gen 2, 18). In questo senso la creazione della donna è considerata per il bene dell’uomo. Per cui la donna in questo senso è asservita all’uomo.

Questa teologia però vuole dare un nuovo significato a ciò che viene scritto nella Bibbia sostenendo che uomo e donna sono creati insieme, per cui la donna non può essere sottoposta all’uomo. La donna completa l’uomo e l’uomo completa la donna.

Troppo spesso nella storia la donna è stata considerata come relativa all’uomo, una donna che nel matrimonio è stata considerata al servizio dell’uomo. Se è vero che il concetto di servizio può essere nobile, è altrettanto vero che questo concetto può essere anche alienante e quindi simile alla schiavitù.

La Bibbia lascia intendere che l’uomo dominerà la donna, cosa che li divide e che porterà alla dominazione della donna. Ma Cristo interviene con la salvezza, libera la donna da questa situazione alienante e stabilisce che tra uomo e donna non ci debba essere nessuna disuguaglianza.
Questa idea ci riporta al diritto all’uguaglianza, cioè che non ci può essere inferiorità dovuta alla razza, alla lingua o alla religione.
In questa teologia la perfezione divina sta proprio nel nesso relazionale tra uomo e donna dove l’una non è inferiore all’altro, ma è complementare. La relazionalità è reciproca e nessuno dei due sessi è subordinato all’altro.

Un altro correttivo apportato dalla teologia della donna è l’utilizzo del termine maschile “Dio padre”, che non significa negare la maternità, perché il padre è nello stesso tempo “padre” e “madre”. L’uso del termine maschile non deve creare un pregiudizio di genere perché Dio non è più maschile che femminile ma è maschile e femminile allo stesso modo. Nella Bibbia Gesù indica sia l’uomo che la donna per rappresentare l’azione di Dio e con la figura femminile indica che essa è idonea ad esprimere, coi suoi sentimenti, ciò che di più alto c’è nelle disposizioni divine.
E sono questi sentimenti che spesso vengono utilizzati nelle parabole per meglio esprimere i sentimenti divini.
Un altro punto fondamentale della teologia della donna è qualcosa che tocca le donne nel profondo del loro essere, che è originalità e specificità della donna, ma che non le definisce in quanto tali e che è solo un aspetto della femminilità: la maternità. Nella parabola delle nozze di Cana, il miracolo operato da Gesù è stato sollecitato da Maria; in questo caso è stato riservato alla donna di testimoniare, questa sollecitudine.

Infine, come dice Jean Galot nel suo trattato “teologia della donna” : “la compassione materna di Maria si presenta come una toccante manifestazione dei sentimenti compassionevoli del padre. Già nell’Antico Testamento, per esprimere la misericordia divina, i giudei si erano serviti di una parola che, letteralmente, significa viscere materne: i sentimenti materni di simpatia e di pietà sembravano l’immagine più adatta ad esprimere la compassione di Dio. Si comprende perché gli artisti cristiani, quando hanno voluto rendere visibile l’invisibile partecipazione del padre al dramma della passione di Gesù, hanno rappresentato una pietà del padre sul modello della vita di Maria. Cioè, hanno trovato spontaneamente in Maria il riflesso più commovente della compassione del padre, ed hanno preso l’atteggiamento materno di Maria che stringe tra le sue braccia il figlio morto, come immagine capace di rivelare i più intimi sentimenti del padre” (…) ”tale è la dimensione teologica della donna, quale si afferma nel volto di Maria. La donna è necessaria per rivelare, col suo stesso essere di donna, ciò che vi è di più profondo in Dio.”

È auspicabile che non si crei una teologia al di sopra della storia , delle differenze e della cultura e soprattutto, la speranza è che la chiesa si risvegli dal suo lungo sonno e che si boccino tutti i luoghi comuni sulle donne, come quello di “donna tentatrice” che nasce dall’interpretazione della Genesi. La presenza femminile nelle chiese offre servizi che vanno dalla catechesi alle liturgie. Senza di esse il sistema si bloccherebbe. Nonostante ciò, si può evidenziare che la presenza delle donne nelle aree decisionali è limitata o inesistente e ciò è dovuto allo stato clericale della chiesa.
Si spera in una chiesa all’altezza delle sfide che l’uomo globalizzato deve affrontare, una comunità ecclesiale che sia trasparente, che apprezzi la ricerca critica e sia capace di integrare le differenze senza discriminazioni di sorta.

 

 

Print Friendly, PDF & Email

Related posts

Leave a Comment