Carissimi/e, seguitando ancora a dipingere il volto della Pace, desideriamo tratteggiare il tema del dialogo di cui tanto si parla nel mondo, ma di cui non si comprendono appieno i lineamenti. E di questo abbiamo bisogno di parlare, particolarmente in questi giorni in cui tanto odio e terrore maggiormente si ampliano nel mondo. Il dialogo è capacità umana abbastanza rara; di esso si parla spesso e volentieri pro e contro, dimenticando però la strada che ad esso conduce e che è l’umiltà. Umiltà infatti vuol dire non credere di essere padroni di tutto e gente superiore ad ogni altra gente. Ogni persona umana ed ogni realtà creata (l’abbiamo tante volte ripetuto) custodisce in sé un seme della ricchezza che Dio creatore vi ha posto. Nessuno è più importante dell’altro; nessuno può calpestare l’altro e per questo ognuno fa cosa intelligente quando cerca di scoprire nell’altro il dono di Dio. Il compito grande a noi donato dal Signore è quello di vedere il positivo nel nostro cuore e, con la visione del positivo in noi, saper leggere il positivo che ogni altro essere ha. Il dialogo consiste in questa scoperta. Quando io incontro un fratello o una sorella potrò dialogare se avrò la capacità di pormi alla ricerca delle sue realtà buone o delle sue frustrazioni. Ognuno ha pensieri da manifestare e valutazioni da proporre o sofferenze da presentare. Se io comprenderò questo e sarò capace di intavolare un discorso, l’incontro sarà dialogo e ne verrà fuori arricchimento o anche un po’ di pace. Ma attenzione. Dialogare non vuol dire buonismo, non vuol dire piegarsi ad ogni proposizione dell’altro. Vuol dire camminare insieme alla ricerca della verità, o del meglio nella vita. E vuol dire anche capire le sofferenze dell’altro o le motivazioni a volte buone, a volte cattive che spingono nelle azioni. Non vuol dire però accettazione di tutto o sottomissione alle ragioni altrui, ma valutazione delle varie ragioni, nel rispetto di ogni pensiero e di ogni atteggiamento che non siano però volontà di conflitto o imposizione. Nei momenti di tragedia come quella che stiamo vivendo in questi giorni con le uccisioni di Parigi, e le migliaia di uccisi nelle altre terre, è difficile parlare di dialogo ed è più semplice parlare di guerra; ma imboccando questa strada dove si va? Fermezza e comprensione non possono essere disgiunte. Se riusciremo a coniugare i due atteggiamenti potremo fermare le tragedie e costruire vere civiltà. Riflettiamoci e parliamone. Stiamo vivendo un tempo di grandi mutazioni sociali e molto dipende da quello che sapremo vivere e fare. E Dio ci aiuti.
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