L’attività fisica nella terza età

L’invecchiamento è un processo fisiologico che comporta un graduale declino delle capacità funzionali e adattative di ogni organismo. Ricordarne le caratteristiche principali è funzionale alla dimostrazione che l’attività sport anzianifisica può rallentarne il corso e comunque contribuire alla salute e al benessere, mantenendo quindi elevata la qualità della vita anche nella terza età.
Se consideriamo i principali sistemi coinvolti nell’attività fisica ci accorgiamo come, con il passare degli anni, la forza muscolare diminuisce, in parte per i processi di invecchiamento vero e proprio, in parte per la sostituzione di massa muscolare con tessuto adiposo attribuibile sia alla dieta scorretta, sia alla diminuzione dell’attività fisica; la massima capacità di consumare ossigeno sotto massimo sforzo declina nei soggetti normalmente attivi o relativamente sedentari a un tasso uniforme di circa l’1% all’anno, fattore attribuibile principalmente alle diminuite prestazioni del cuore; la frequenza cardiaca massima, la gittata sistolica e la gittata cardiaca declinano anch’esse, per una minore tolleranza alla fatica, per una riduzione della contrattilità ventricolare, ecc..
Se nel corso degli anni diverse ricerche scientifiche hanno reso noti i disturbi dell’inattività fisica, quanto essa rappresenti indubbiamente uno tra i maggiori fattori che contribuiscono alla vera e propria epidemia di malattie croniche, altrettante ricerche hanno confermato gli evidenti effetti positivi che l’attività fisica produce, in termini di salute e non solo, lungo tutto l’arco dell’esistenza, specialmente negli anziani in cui tali effetti si dimostrano particolarmente importanti, poiché le patologie coinvolte (malattie cardiovascolari, l’osteoporosi, il diabete, i disturbi dell’umore, ecc.. ) condizionano la capacità di mantenere uno stile di vita indipendente.
L’attività fisica svolge un vero e proprio effetto protettivo nei confronti di queste patologie, e tale effetto si realizza mediante una diminuzione dei fattori di rischio che più contribuiscono ad accelerare i processi.
Il medico, così come le altre figure che si occupano degli anziani, ha il compito di promuovere l’attività fisica, di sensibilizzare e convincere i pazienti sedentari a cambiare il loro stile di vita.
Un elemento che potrebbe rivelarsi utile ai fini di un significativo risultato in merito sarebbe quello di porsi e porre degli obiettivi minimi realisticamente condivisibili con i soggetti cui vengono esposti, raggiungendoli con gradualità per stadi. Inoltre è necessario fare una distinzione tra gli interventi di promozione dell’attività fisica nel soggetto sano e l’utilizzo del movimento come un vero e proprio presidio terapeutico nei soggetti portatori di malattie croniche, secondo le linee guida per le diverse patologie messe a punto dalle società scientifiche.
È chiaro come la questione “promozione” non è solo un problema che riguarda l’ambito sanitario, piuttosto presuppone la costruzione di una rete di alleanze anche di tipo politico, tecnico e organizzativo.
Occorre intervenire sul livello del singolo individuo, cercando di agire sulla sua motivazione, modificandone i propri comportamenti quotidiani, e su un livello di comunità (collaborazione fra operatori sanitari, pubblica amministrazione, associazioni di pazienti e di volontariato ecc..).
È consigliabile, prima dell’inizio di un programma di attività fisica, effettuare una valutazione sanitaria, anche per identificare il tipo di attività più consono al singolo soggetto.
Gli obiettivi che un anziano può perseguire, con la pratica di un’attività motoria, sono fondamentalmente due, ovvero: il mantenimento/miglioramento dell’efficienza fisica ed il mantenimento/miglioramento dello stato di salute.
Un soggetto sano e fisicamente efficiente come obiettivo avrà senz’altro quello di mantenere e/o migliorare l’efficienza fisica.
Il soggetto che invece è affetto da patologie, ma che comunque è indipendente nelle sue attività quotidiane, avrà come obiettivo quello di prevenire il peggioramento delle proprie patologie e di migliorare le capacità funzionali.
La frequenza e la durata dell’attività fisica sono anch’essi fattori rilevanti, poiché per rivelarsi veramente utile tale attività deve essere svolta possibilmente quotidianamente, o almeno 3-5 volte alla settimana e con continuità. Infatti, se interrotta, i vantaggi acquisiti vengono rapidamente persi.
Sono sufficienti anche soli 30 minuti di movimento per conseguire e mantenere significativi vantaggi fisici e psichici.
Per iniziare è consigliabile la pratica di ginnastica dolce, fitwalking, sport aerobici (attività a bassa intensità e lunga durata, in presenza di ossigeno).

 

Giusy Modica
Consulente per la salute con lo sport presso l’Associazione Anas zonale Oreto.
Per informazioni e appuntamenti chiamare al numero 091-336558 dalle ore 9:00 alle ore 13:00.

 

 

Print Friendly, PDF & Email

Related posts

Leave a Comment