Gli aspetti della maternità surrogata

Gli “affari dei bimbi on demand” attraversano un nuovo boom e crescono anche i numeri delle coppie italiane che si rivolgono ad agenzie straniere per avere un figlio: la maternità surrogata, chiamata anche impropriamente “utero in affitto”, permette di diventare genitore chi non riesce a portare a termine una gravidanza, grazie ad una donna che accetta di affrontare gestazione e parto per altri.

La maternità surrogata pone interrogativi etici e suscita polemiche e dibattiti; lo scontro è fra due diverse visioni: da un lato chi pensa che la surrogata sia solo sfruttamento del corpo femminile, dall’altra chi rivendica la libertà di scelta.

Si distinguono due forme di maternità surrogata, “tradizionale” e “gestazionale”: “tradizionale” quando il seme del padre viene utilizzato per fecondare (tramite una inseminazione) la madre surrogata. In questo caso il bambino viene concepito con il seme del padre e gli ovociti della madre surrogata; “gestazionale” quando vengono trasferiti nell’utero della madre surrogata embrioni formati con il seme del padre ricevente (o di un donatore, se il padre ricevente è sterile) e con gli ovociti della madre ricevente (o di una donatrice, se la madre ricevente è sterile). In questo caso la madre surrogata presta solo il proprio utero ma non i propri ovociti.

In genere per tutto il percorso si fa riferimento ad agenzie e cliniche specializzate; il processo è abbastanza complesso e varia a seconda dei bisogni, ma chiunque desideri un bambino può ricorrere alla maternità surrogata: le coppie eterosessuali, se possibile, utilizzano il proprio materiale genetico; i single e le coppie omosessuali hanno bisogno anche di un ulteriore donatore.

Questa pratica è consentita solo nei paesi che riconoscono la genitorialità a chi trasmette i geni, anche se non ha partorito: in Italia il comma 6 dell’articolo 12 della legge 40 sancisce che “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”.

Dopo il dibattito parlamentare sulla legge sulle unioni civili e sulla “stepchild adoption”, passo che avrebbe consentito anche alle coppie omosessuali di adottare il figlio del compagno, sono stati presentati in Parlamento due disegni di legge per regolamentare questa pratica: il primo è il ddl di Alleanza Popolare, che mira a rendere la pratica dell’utero in affitto illegale per gli italiani, anche quando e’ praticato all’estero; in opposizione, il ddl presentato dall’associazione “Luca Coscioni”, che chiede a Governo e Parlamento di non intraprendere “una nuova insensata crociata internazionale proponendo la messa al bando della maternità surrogata e scontrandosi con alcune delle più importanti democrazie liberali al mondo”. La legge ricalca quelle dei pesi dove la maternità surrogata è ammessa solo in forma altruistica.

E mentre nel nostro Paese si incrociano gli interrogativi e gli scontri etici e politici sull’argomento, sono in aumento i paesi in cui la maternità assistita è permessa; solo negli Stati Uniti sono oltre duemila le gravidanze in affitto portate a termine ogni anno, secondo la “Sai”, Surrogate Alternatives Inc. ,una delle più grandi agenzie californiane, con un costante incremento annuo del 20%.

Per Italia, Francia, Spagna, Finlandia e Germania si tratta di pratiche impossibili, perché vietate.

Tra gli altri Paesi in cui la gestazione è legale, troviamo: Armenia, Australia, Belgio, Bielorussia, Canada, Cipro, Danimarca, Georgia, Grecia, Hong Kong, India, Israele, Nepal, Paesi Bassi, Regno Unito, Russia, Stati uniti, Sudafrica, Thailandia, Ucraina e Ungheria, l‘Osservatorio sul turismo procreativo parla di flusso di un centinaio di coppie italiane che vanno all’estero ogni anno.

E’ facile trovare agenzie e cliniche specializzate molto competenti e con anni di esperienza e le procedure giuridiche sono ben conosciute; affittare un utero ha costi diversi a seconda dei Paesi: fino a 120 mila euro negli Usa, alcune decine di migliaia di euro nell’Est Europa ed un prezzo che si riduce man mano che ci si sposta negli Stati asiatici.

Dove la maternità surrogata è consentita, i rapporti tra le parti coinvolte vengono disciplinati da accordi privati, come i contratti pre-nascita frequenti negli Usa: le agenzie sono accurate nella stesura dei contratti che legano gli aspiranti genitori a sé, alla portatrice ed, eventualmente, ai donatori. E’consentito alla madre surrogata di rinunciare, ancor prima del parto, ai propri diritti a favore degli aspiranti genitori: sulla base della rinuncia viene rilasciato il certificato di nascita su cui risultano come genitori quelli biologici.

È consigliabile instaurare rapporti diretti con tutte le persone coinvolte, in particolare con la portatrice: è l’unico modo per essere certi che la donna abbia fatto una scelta libera e pienamente consapevole.

La maternità surrogata ha inizio con la fecondazione in vitro (pratica detta IVF o FIVET) del materiale genetico dei richiedenti e, se necessario, di un donatore; gli embrioni così ottenuti vengono impiantati nell’utero di una donna che avrà fatto le necessarie analisi e si sarà sottoposta a brevi trattamenti ormonali.

In Italia, le coppie eterosessuali che ritornano con un figlio nato da maternità surrogata all’estero, devono presentarsi all’ufficiale di stato civile per la registrazione con un certificato di nascita estero, sul quale i due coniugi sono indicati come genitori; se viene chiesta la trascrizione, in Italia, del bambino senza dichiarare che è nato con la tecnica dell’utero in affitto compiono il reato di falso in atti dello stato civile.

In alcuni casi i giudici emettono sentenze severe.

Se il genitore genetico è uno solo dei due partner, succede invece che viene considerato solo lui come genitore, mentre l’altro potrà chiedere l’adozione del bambino, come previsto dalla “stepchild adoption”, consentita per le coppie sposate.

Per le coppie omosessuali, in alcuni stati è possibile ottenere un certificato di nascita in cui entrambi i partner compaiono come genitori: il documento, però, ha valore solo nello stato che prevede questa possibilità. In Italia, il bambino nato all’estero da maternità surrogata, viene registrato come figlio del padre biologico.

Shannon Boff fu il primo caso di “utero in affitto”: nel suo utero venne trasferito un embrione ricavato da ovociti e sperma di una coppia. A Sandy, la madre biologica, dopo una gravidanza finita con la morte della figlia, le era stato rimosso l’utero; Shannono ricevette un compenso di 10mila dollari e raccontò di averlo fatto non per i soldi ma per aiutare una coppia che non poteva avere figli.

Da allora molte cose sono cambiate nel mondo: diversi Stati hanno autorizzato questa pratica, consentendo a molte coppie etero e omosessuali di diventare madri e padri; altri Stati, come l’Italia, l’hanno invece vietata.

 

Valentina G.

Print Friendly, PDF & Email

Related posts