Tutti pazzi per Pokémon GO

Ormai non c’è sito di notizie che non riporti quotidianamente articoli di cronaca nera, di sociologia applicata ai giovani d’oggi o di descrizione di episodi di isteria collettiva, tutti legati da un unico comun denominatore: Pokémon GO.

L’applicazione per smartphone è ormai al centro di qualsiasi discorso, e sembra essere il vero tormentone estivo del 2016; l’app di Niantic, società di Nintendo, è già stata scaricata da 30 milioni di persone e ha già fatto incassare 35 milioni di dollari (e non è ancora uscita in Giappone, forse il paese che la attendeva più di tutti).

Uscito solo da poco più di una settimana, in Italia, è già diventato un fenomeno mondiale: Pokémon GO è un’applicazione disponibile per smartphone Android e iOS che sfrutta la tecnologia della realtà aumentata.

Pokémon GO è un videogioco basato su simpatici animaletti nati dalla fantasia del giapponese Satoshi Tajiriche alla fine degli anni ‘90 ha appassionato bambini e ragazzi; lo scopo, oggi come vent’anni fa, è catturare i diversi tipi di Pokémon, mostriciattoli colorati dotati ciascuno di caratteristiche speciali spesso legate agli elementi e diventarne “allenatori”; poi, si sfidano gli altri giocatori, e chi ha i Pokémon più forti vince e conquista soldi (virtuali) e medaglie (virtuali).

Quello che cambia è la novità della realtà aumentata: i Pokémon sono ovunque, letteralmente!

Il gps localizza il telefono del giocatore, gli mostra su una mappa gli animaletti più vicini e quando lui si appresta a catturarli questi vengono inquadrati dalla fotocamera proprio come se gli si trovassero di fronte.

Sullo schermo del smartphone verrà segnalato un Pokémon: per catturarlo bisogna cercare il punto preciso in cui si nasconde e attivare la fotocamera; grazie alla nuova tecnologia della realtà aumentata, il Pokèmon comparirà proprio nell’ambiente in ci si trova, permettendo al giocatore di catturarlo esplorando dei luoghi reali.

Per catturare un Pokémon basta prendere la mira con il touch screen del dispositivo e lanciare sullo schermo una sorta di anello in grado di intrappolare la creatura, che però in alcuni casi potrebbe riuscire a sfuggire alla cattura.

Se in questi giorni si vedono persone che camminando per la città guardano continuamente il proprio smartphone è perché i Pokémon da catturare potrebbero comparire in qualsiasi luogo e momento.

Inoltre l’applicazione sta ridando nuova luce a piccoli musei, luoghi d’arte, bar dimenticati, zone che necessitano di turismo e denaro grazie ai “pokestops”, punti di interesse segnalati nel gioco: le persone vanno infatti a caccia dei “pupazzi” virtuali anche in questi posti, ripopolandoli o riscoprendoli.

E’ dell’ultima ora la notizia che Pokémon GO non è solo una moda o un gioco, ma è diventato anche un lavoro; perlopiù molto ricercato. Ad annunciarlo è il sito ProntoPro.it che ha appena lanciato un servizio per mettere in contatto cacciatori esperti ed appassionati: chi dà la caccia ai mostriciattoli per conto terzi guadagna circa 15 euro l’ora.

Ma non solo: ci sono utenti esperti che dietro compenso fanno da guida ai giocatori alle prime armi, o che vendono sul mercato nero il proprio account con cui hanno raggiunto un livello avanzato di gioco.

Assieme all’entusiasmo per questo nuovo gioco non sono, però, mancate le polemiche: in Bosnia, i giocatori rischiano di avventurarsi in sentieri ancora minati dopo la guerra; in Florida, un uomo ha sparato alla macchina di due ragazzi che cacciavano Pokémon nel suo giardino, scambiandoli per ladri; ad Auburn, New York, un ragazzo si è schiantato contro un albero; a Belfast, Irlanda del Nord, un giocatore ha scavalcato il guard-rail per catturare un Pokémon direttamente in autostrada; sulle strade si stanno rapidamente moltiplicando gli incidenti d’auto causati da guidatori distratti dal gioco, o da chi incautamente ha attraversato senza alzare gli occhi dal telefono.

Un fenomeno che rischia di assumere dimensioni preoccupanti, anche se, per ora, nessuno di questi incidenti ha avuto conseguenze gravi.

L’Arabia Saudita ha rinnovato la «fatwa» contro i Pokèmon: secondo i vertici religiosi sauditi il Pokemon promuove il gioco d’azzardo, utilizza simboli massonici, e promuove immagini proibite. In Egitto parlano addirittura di “un grande pericolo per lo Stato” come lo ha definito Ahmad Mokhtar, esperto egiziano di tecnologia, mentre i funzionari militari dell’Indonesia hanno proibito ai loro soldati di giocare a Pokémon GO per motivi di “sicurezza nazionale”.

Da ogni parte del mondo, giungono notizie di giovani, e non solo, praticamente ipnotizzati da questo nuovo videogame e anche i palermitani non sono da meno: una foto pubblicata su Facebook mostra un folto gruppo di giovani al Giardino Inglese con gli occhi incollati sul proprio smartphone, completamente presi dalle dinamiche del gioco virtuale diventato un vero e proprio fenomeno sociale.

Infine, non è tutto “manga” quel che luccica perché non sono mancate valutazioni sulla eventuale pericolosità del gioco, Pokémon Go, in termini di: privacy (la facilità di localizzare persone in movimento); sicurezza (aumentano i casi di incidenti occorsi alle persone che si spostano senza prestare attenzione alla strada); liceità (il gioco può prevedere appostamenti delle creaturine in posti in cui potrebbe essere moralmente inopportuno giocare, come i luoghi di culto).

Associazioni come NSPCC, in Gran Bretagna, o Telefono Azzurro, in Italia, sottolineano i rischi per i bambini, esortando gli sviluppatori di Pokémon Go a rivalutare la sicurezza del gioco: grazie alla geolocalizzazione e agli spostamenti i bambini rischiano di essere vittime inconsapevoli di pedofili e malintenzionati. Telefono Azzurro sottolinea come i rischi siano concreti e ricorda l’episodio del Missouri dove tramite l’applicazione quattro rapinatori armati hanno attirato e derubato 11 adolescenti in una zona isolata.

 

Valentina G.

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