A.N.A.S.: Per non dimenticare: convegno in onore di Bernardino Verro

800px-Bernardino_VerroL’associazione Anas è lieta di annunciare che nel prossimo mese di settembre avrà luogo un convegno in onore di Bernardino Verro, uno dei primi uomini uccisi dalla mafia di Corleone.

L’evento sarà promosso proprio dall’Anas e si terrà nei saloni della Fiat del Forum di Palermo.

Relatori saranno: dott. Carmelo Carrara, già magistrato della Procura generale di Palermo;

Ettore Picciolo già segretario UTL UGL;

l’On.le Vincenzo Figuccia;

prof. Mimmo Lojacono;

modera Alberto Samona giornalista;

Era il 3 novembre del 1915 quando Bernardino Verro, sindaco di Corleone, giunto nei pressi di via Tribuna licenziò le sue guardie del corpo che, dopo qualche timida protesta, lasciarono che l’uomo percorresse, in solitudine, l’ultimo tratto di strada che lo separava dalla sua abitazione. Proprio lì però si erano nascosti i suoi carnefici che gli scaricarono addosso i loro proiettili. Bernardino Verro capii quello che stava per accadere, afferrò la sua pistola, ma non riuscì a difendersi: l’arma infatti si inceppò.

Ad oggi nessuno sa chi freddò il sindaco di Corleone, tutti sono consapevoli però che si trattava di uno o più sicari assoldati dalla mafia. Ma di quale colpa si era macchiato Bernardino Verro? Perché doveva essere punito in pubblica piazza? Il primo cittadino del paese palermitano era salito al potere grazie ad un vero e proprio plebiscito; ad eleggerlo furono soprattutto le fasce più deboli della società, ed in particolar modo i contadini.

Bernardino Verro fu uno dei massimi esponenti dei Fasci Siciliani, il più acerrimo nemico del gabellato, ossia di quella che Sonnino e Franchetti definirono “borghesia mafiosa“. In sostanza i contadini, anche dopo l’abolizione delle politiche latifondiste, continuavano a subire vessazioni da parte dei proprietari terrieri. Il movimento dei Fasci Siciliani chiedeva semplicemente una revisione dei contratti agrari. Non ottenuto alcun risultato in proposito, Bernardino Verro organizzò il primo sciopero contadino della storia italiana.

La ribellione, soppressa da Francesco Crispi (allora Presidente del Consiglio) si tradusse per il futuro sindaco di Corleone in un lungo periodo di detenzione, scontato il quale Bernardino Verro diede vita all’Unione Agricola, prima cooperativa agraria siciliana. L’unione fa la forza: grazie a questa antesignana class action, il gruppo vinse la borghesia mafiosa, almeno per qualche tempo, almeno fin quando tramite “U Viddanu” (giornale locale) il sindaco di Corleone non iniziò ad indebolire i detentori del potere e la mafia, aprendo gli occhi alle comunità agrarie del paese.

Adesso, ironia della sorte, si dice che nella tomba originariamente assegnata a Bernardino Verro, uomo simbolo della lotta alla criminalità organizzata, abbia trovato sepoltura Calogero Bagarella, un malvivente imparentato con Totò Riina.

L’uomo che un secolo fa venne acclamato sindaco di Corleone, l’emblema di una Sicilia che sa ribellarsi ai suoi oppressori, di una terra che non è solo mafia e corruzione, giace nei meandri più polverosi della storia.

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