L’ultimo saluto a Fidel, padre della rivoluzione cubana

Dal 1956 al 2008 Fidel Castro ha governato Cuba in prima persona, guidandola in momenti di crisi e altissima tensione come la crisi missilistica e l’embargo americano. Il lider maximo è riuscito ad attuare la sua “revolucion” sull’isola che portò alla rottura dei rapporti con Washington. Castro ha visto avvicendarsi ben undici presidenti americani (Eisenhower, Kennedy, Johnson, Nixon, Ford, Carter, Reagan, i due Bush e Clinton) mentre lui era presidente.

Malato da tempo, lasciò la presidenza dell’isola caraibica al fratello nel 2008 dopo il peggioramento delle sue condizioni di salute.

Padre della rivoluzione cubana è stato uno dei principali e controversi personaggi politici della seconda metà del ventesimo secolo, simbolo della lotta imperialista.

Nato il 13 agosto 1926 a Biran, ha studiato prima nei collegi La Salle e Dolores di Santiago de Cuba, poi, dal 1941 al 1945, a L’Avana, nella scuola gesuita di Belen, periodo che incide fortemente nella sua formazione culturale. Qualche anno dopo la laurea in legge si candida alle presidenziali, progetto subito frustrato per il golpe del 10 marzo di Fulgencio Batista. La sua risposta è l’assalto alla Caserma della Moncada ma per Fidel fu un disastro: i ribelli vennero catturati, 80 di loro fucilati e Castro condannato a 15 anni di prigione. Dopo il carcere va in esilio negli Usa, poi in Messico ed è qui che conosce Ernesto Guevara. Insieme al Che, Raul ed altri 79 volontari sbarcano nell’isola, ma, sorpresi dalle truppe di Batista,il gruppo viene decimato. A gennaio del 1959, entrano trionfalmente a L’Avana. Fino al trionfo della revolucion, l’isola viveva del commercio con Washington ma dopo la presa del potere di Fidel, il paese divenne un campo di battaglia della guerra fredda. Cuba riesce comunque a resistere al duro embargo americano e ad un attacco militare, quello della Baia dei Porci, organizzato dalla Cia formato da cubani reclutati all’estero. È poi stata al centro della crisi dei missili nel 1962 che ha rischiato di trascinare il mondo in una guerra nucleare mondiale. Forte di un inossidabile carisma e un’affascinante capacità oratoria, Fidel è stato per decenni il “nemico numero uno” di Washington. Per i cubani è stato il Comandante, oppure semplicemente Fidel, sul quale sono state costruite tante storie. Malato, dopo aver delegato il potere al fratello Raul ha così cominciato il conto alla rovescia verso la fine di una vita leggendaria.

L’era di Fidel si scioglie lentamente in mezzo a una nuova Cuba sempre più “raulista”; la data chiave della nuova era è il 17 dicembre 2014: quel giorno, L’Avana e Washington, annunciano il disgelo bilaterale.

Con la scomparsa del dittatore si volta pagina non solo nella storia di Cuba ma anche nel resto dell’America Latina e del mondo; in omaggio a colui che è sopravvissuto ad almeno 638 tentativi di omicidio da parte della Cia, le autorità dell’Avana hanno decretato un lutto nazionale di nove giorni.

Da ieri, al memorial di Jose Martì, la gente gli rende l’ultimo omaggio; mercoledì le ceneri del ‘Lider Maximo’ lasceranno L’Avana dirette a Santiago de Cuba, con un corteo che finirà il 4 dicembre per la sepoltura.

Alle esequie non sarà presente Barack Obama: lo ha reso noto Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca.

 

Valentina G.

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