Chi è Joaquín “El Chapo” Guzmán

Joaquín “El Chapo” Guzmán, il leader del potente cartello della droga di Sinaloa, è stato arrestato mentre si trovava in un hotel in Messico; Fuerza_del_Estado_Michoacánconsiderato il più ricco e potente narcotrafficante del mondo, è stato catturato dagli uomini della Marina militare messicana a Los Mochis.
Arrestarlo non è stato semplice: cinque uomini della sua scorta sono stati uccisi in una sparatoria contro i marines e quando i militari sono riusciti ad entrare nell’edificio, El Chapo era già scappato attraverso le fognature. Tornato in superficie, ha rubato un’automobile e ha tentato di scappare, ma questa volta non ce l’ha fatta: i marines sono riusciti a fermarlo e ora si trova in arresto, mentre gli Stati Uniti hanno già richiesto la sua estradizione.
La ragione principale per cui per oltre dieci anni la polizia messicana non riuscì ad arrestarlo è che i cartelli messicani riescono a sopravvivere anche grazie alla complicità delle comunità che li circondano: nel Sinaloa, El Chapo finanziava qualsiasi cosa, dai battesimi ai matrimoni e riciclava il denaro, frutto del traffico di droga, in attività legali che davano lavoro a migliaia di persone.
Pagava debiti a famiglie in difficoltà e aiutava i più poveri a far fronte a spese impreviste.

El Chapo (letteralmente il nanerottolo), all’anagrafe Joaquín Archivaldo Guzmán Loera, inizialmente non era famoso né vantava una grande fortuna: nato in un villaggio remoto dello stato del Sinaloa da in una famiglia disagiata a tal punto che non si riesce a risalire esattamente al suo anno di nascita: alcune fonti parlano del 1954, altre del 1957.
All’epoca, quasi tutte le famiglie di piccoli agricoltori, come i Guzmán Loera, integravano i pochi guadagni che ottenevano dai loro campi coltivando oppio e marijuana: El Chapo abbandonò la scuola in terza elementare per aiutare la famiglia e presto divenne molto bravo nella loro “seconda impresa”.
Negli anni Ottanta lavorava come “controllore aereo” per un’organizzazione criminale che trasportava droga negli Stati Uniti utilizzando una flotta di piccoli aeroplani.

El Chapo era ancora poco conosciuto quando nel 2001 riuscì a evadere attraverso tre livelli di sicurezza del carcere di Puente Grande (Jalisco) una delle prigioni più sicure del mondo, nascosto dentro un carro di biancheria sporca e coperto da lenzuola.
14 anni dopo, El Chapo , conosciuto come il narcotrafficante più famoso dai tempi di Pablo Escobar, fuggì da un carcere apparentemente ancora più sicuro, quello dell’Altiplano, attraverso un tunnel che arrivava proprio sotto la doccia della sua cella.
Secondo le ricostruzioni successive, El Chapo era il vero capo della prigione: le guardie e persino il direttore erano sul suo libro paga, riceveva le visite di prostitute e organizzava feste a base di gamberi e bistecche per i suoi amici. Tramite corrieri e telefoni cellulari, continuava a dirigere la sua organizzazione che nel frattempo acquisiva sempre più rilevanza.

Secondo la rivista Forbes, è il narcotrafficante più ricco e potente del mondo: è il signore della droga più ricercato dell’emisfero occidentale da quando è diventato il leader del cartello di Sinaloa.
Sinaloa è considerata oggi la più potente organizzazione del narcotraffico nel mondo: il suo business spazia dalla produzione e dal traffico locale di marijuana al contrabbando di cocaina, eroina e metamfetamine.
Circondato da leggende che narrano la sua storia, El Chapo, ha nel tempo rafforzato la struttura della sua holding di narcotraffico, creando laboratori negli Stati Uniti, in Europa e recentemente anche in Asia. Nell’anno della sua prima fuga ha stretto alleanze con altri capi narco fino a trasformare la mappa mondiale del traffico di droga.
I metodi per imporre la presenza della sua organizzazione vanno dall’omicidio di funzionari pubblici, al controllo a distanza di paesi, città e stati in tutto il Messico, Sudamerica, Usa e in Australia.

Un suo profilo scritto da esperti criminologi lo ritrae come un tipo seduttore e protettivo, capace di creare relazioni di fiducia e in questo modo garantirsi il successo della struttura societaria; un uomo che non perdona i suoi nemici e al momento di vendicarsi rimane freddo e lucido.

Dopo l’uccisione di Osama Bin Laden, El Chapo divenne il ricercato numero uno per le polizie di tutto il mondo, più di Matteo Messina Denaro, il capo dei capi di Cosa Nostra; da tempo era considerato il “nemico pubblico numero uno” della storia di Chicago, superando addirittura Al Capone.
Fino a oggi, la taglia sulla sua testa messa dall’FBI era di cinque milioni di dollari; in Messico, valeva 30 milioni di pesos (più di due milioni di dollari).
Valentina G.

 

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