Ammortizzatori sociali: cosa c’è di nuovo per la cassa integrazione

Attraverso un decreto legislativo attuativo della Legge 10 dicembre 2014 n. 183, il Governo interviene in primo luogo con una serie di misure per la conciliazione delle esigenze di cura, vita e lavoro.
lavoroSono in arrivo grossi cambiamenti per la cassa integrazione guadagni (CIG), un ammortizzatore sociale di lunga tradizione in Italia: la norma parla di necessità di «prospettive di continuazione o di ripresa dell’attività» lavorativa e «di salvaguardia dei livelli di occupazione».

I principi del disegno di legge prevedono:
• tutele del reddito universali in caso di disoccupazione;
• tutele uniformi e legate alla storia contributiva dei lavoratori;
• razionalizzazione della normativa in materia di integrazione salariale;
• coinvolgimento attivo dei lavoratori espulsi dal mercato del lavoro e dei beneficiari di ammortizzatori sociali;
• semplificazione delle procedure amministrative e riduzione gli oneri non salariali del lavoro.

Non potranno più accedere alla cassa integrazione le imprese che hanno cessato l’attività o hanno ceduto un ramo d’azienda: la durata massima di questo ammortizzatore sarà di 24 mesi e scomparirà la CIG in deroga che oggi viene utilizzata dalle aziende hanno già superato i limiti previsti dalla legge.
I contributi che le aziende pagano per il finanziamento della CIG verrà rimodulato in base al grado di utilizzo: le imprese che non la usano dovrebbero avere uno sconto sui contributi di circa il 10%.
Le aziende che ricorrono alla cassa integrazione vedranno aumentare i contributi con il seguente schema: 9% per i primi 12 mesi e 12-15% una volta superati i 12 mesi.
L’utilizzo della cassa integrazione sarà esteso, dietro il pagamento di nuovi contributi, alle piccole aziende con un organico compreso tra 6 e 15 dipendenti che per legge, ad oggi, non possono accedere a questo ammortizzatore sociale.
In tutte le imprese, potranno avere il trattamento della CIG anche gli apprendisti, finora esclusi.

Rilevante è l’ipotesi di costituzione di una Agenzia nazionale per l’impiego per la gestione delle politiche attive e passive del lavoro e dei servizi per l’impiego, partecipata da Stato, Regioni e Province autonome e vigilata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con il coinvolgimento delle parti sociali nella definizione delle linee di indirizzo generali e meccanismi di raccordo con l’Inps.
La rappresentazione dell’agenzia ricorda molto l’agenzia federale per il lavoro tedesca, che si era già auspicato potesse essere presa da modello per la creazione di una agenzia nazionale a cui affidare non solo il coordinamento, ma la gestione di collocamento, politiche del lavoro, formazione e ammortizzatori sociali, che consentirebbe di realizzare una vero raccordo tra politiche attive e passive e una vera condizionalità, per un’efficace attivazione e reinserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori disoccupati.

Valentina G.

 

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