USA – DISCRIMINAZIONE SALARIALE: LE CALCIATRICI FANNO CAUSA ALLA FEDERAZIONE

A pochi mesi dai Giochi di Rio 2016 si scatena la bufera negli Stati Uniti: cinque giocatrici della nazionale statunitense femminile di calcio, detentrice del titolo mondiale e olimpico, hanno deciso di portare in tribunale la federazione statunitense con l’accusa di discriminazione economica.usa_giappone_getty

Si accende, dunque, il dibattito, già da tempo aperto, sulla discriminazione tra uomo e donna per quanto riguarda i guadagni nello sport professionistico, soprattutto nel mondo del calcio e del tennis.
Carli Lloyd, Becky Sauerbrunn, Alex Morgan, Megan Rapinoe e Hope Solo, nella loro causa presentata all’Equal Employment Opportunity Commission, l’agenzia federale creata per far rispettare le leggi contro le discriminazioni sul lavoro, chiedono un’indagine sulla federazione, e pertanto l’equiparazione dei salari tra uomini e donne.
Ad oggi, la U.S. Soccer (la Federcalcio americana) paga le atlete 72 mila dollari l’anno per 20 partite con la maglia della nazionale, oltre alcuni bonus vittorie che però sono nettamente inferiori a quelli maschili; infatti i calciatori percepiscono 18 mila dollari per ogni partita vinta e 5 mila per sconfitta, a fronte dei soli 1350 dollari per ogni vittoria delle ragazze. Inoltre, la nazionale femminile ha guadagnato 2 milioni di dollari per aver vinto i Mondiali nel 2015, quella maschile ne ha ottenuti 9, senza andare oltre gli ottavi di finale nel 2014.
Ebbene, si tratta di una disparità oggettiva alla quale le atlete non intendono più piegarsi.
“Siamo state abbastanza pazienti, negli anni, credendo che la federazione avrebbe fatto la cosa giusta, ricompensandoci in modo corretto” ha detto Lloyd in un comunicato rilasciato dalle giocatrici e dal loro avvocato Jeffrey Kessler.
Citando i dati pubblicati lo scorso mese dalla federazione, Kessler ha confermato che le giocatrici guadagnano solamente il 40% di quello che ottengono i colleghi e che sono svantaggiate su tutto, dai bonus ai gettoni di presenza. “Questo è il maggior caso di discriminazione e di violazione della legge nei confronti delle atlete che io abbia mai visto” ha aggiunto l’avvocato.
Il sindacato che rappresenta le atlete è impegnato in un braccio di ferro con la federazione che vorrebbe far valere i termini del contratto collettivo di lavoro fino a dopo i Giochi di Rio. Il sindacato, invece, sostiene che il contratto può essere rotto in qualsiasi momento.
Questo è solo l’ultimo atto di una disputa lunghissima tra le calciatrici a stelle e strisce e la loro Federazione sull’equo trattamento.

Palermo
05 Aprile 2016

Giusy Modica

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