VITTORIA (RG):Riforma della scuola e proteste. Intervengono Nicosia e Bonetta

Riferendosi alle manifestazioni di protesta di ieri contro la riforma della scuola, il sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, e l’assessore alla Pi, Gaetano Bonetta, hanno dichiarato che “gli insegnanti che, con il consenso degli studenti, scioperano e chiedono il ritiro dei provvedimenti del ddl sulla ‘buona scuola’ del Governo Renzi sono il segnale più grande dell’attuale crisi in cui versa l’educazione scolastica in Italia”.

“L’amministrazione di Vittoria – hanno continuato Nicosia e Bonetta – esprime una sentita preoccupazione per lo stato di continuo degrado in cui versano le istituzioni scolastiche e porge tutta la sua solidarietà a coloro i quali si battono contro la cancellazione della scuola pubblica e delle sue finalità democratiche. Pertanto, dichiara la più viva adesione alle iniziative contro ogni forma di smantellamento dell’attuale ordinamento costituzionale e repubblicano e denuncia che la vera ragione della crisi della scuola non si annida nella democraticità che l’ha finora caratterizzata, bensì nel suo esautoramento a favore di una tendenziale privatizzazione gestionale. Al contempo, formula un impegno incessante affinché la scuola possa diventare l’istituzione primaria della ‘società della conoscenza’ che stiamo vivendo, affinché venga messa nelle condizioni di erogare a tutti, e senza discriminazione alcuna, vera formazione umana, e di diffondere i saperi giusti per creare il capitale culturale necessario per affrontare le difficoltà economiche e sociali di oggi. Ritiene che aziendalismo e dirigismo siano la deriva della scuola pubblica, che la competitività fra studenti e la competitività fra scuole producano cellule tumorali per la natura costituzionale e funzionale della nostra scuola pubblica; che la valutazione oggettiva e statistica conduca alla degenerazione della meritocrazia e alla riproposizione delle gerarchie e delle differenze sociali. Infine, ritiene con convinzione che sia oltremodo deleterio creare il ‘mercato del lavoro insegnante’, poiché anti costituzionale, anti culturale e anti pedagogico. Invece di umiliare e proletarizzare ulteriormente la figura dell’insegnante occorre restaurare il ruolo e il prestigio del docente. In tale direzione c’è una sola via, la formazione, quella iniziale e quella in servizio. Il docente deve ritornare ad essere il perno dell’istruzione scolastica e, quindi, ha diritto alla migliore formazione possibile fatta di cultura professionale moderna, di saperi e di cultura pedagogica e, in ultimo, di scienze della relazione umana, giacché l’educazione è prima di ogni cosa rapporto umano. Ciò per far si ché la scuola non abbia, così come accade oggi, un’offerta formativa vecchia e anacronistica che i giovani rifiutano, ma sia in grado di entrare nell’universo dei bisogni infantili e adolescenziali, per farli esprimere e poi gratificarli. La scuola oggi, primariamente, ha bisogno che vengano salvaguardati l’incolumità e i livelli igienico-sanitari, nonché la condizione di civile convivenza di chi la vive; riformati radicalmente i luoghi e i contesti di apprendimento; accresciute adeguatamente le capacità didattiche degli insegnanti; bandite le finalità pedagogiche trasmissive a favore dello sviluppo di personalità dal pensiero cognitivo e critico, fondato su saperi eticamente utili e sulla cultura della relazione umana.

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