Dossier sulla corruzione pubblica

Dalla nuova edizione del Cpi, Corruption Perceptions Index, redatta da Transparency International, che dal 1995 misura la percezione della corruzione nel settore pubblico in diversi paesi di tutto il mondo, emerge un dato che per il terzo anno di fila vede l’Italia migliorare ma restare, comunque, sotto la sufficienza.

Il 69% dei 176 Paesi analizzati nell’Indice di Percezione della Corruzione nel settore pubblico e politico del 2016, ha ottenuto un punteggio inferiore a 50, su una scala da 0 (molto corrotto) a 100 (per nulla corrotto), mostrando come la corruzione nel settore pubblico e nella politica sia ancora percepita come uno dei mali peggiori che infesta il mondo”, dichiara Transparency International.

Nel nuovo rapporto sono più i Paesi che hanno perso punti di quelli che ne hanno guadagnati.

L’Italia segna un miglioramento del suo CPI per il terzo anno consecutivo, raggiungendo quota 47 su 100. Una pagella che vale il 60esimo posto al mondo; dal 2012, quando fu varata la legge anticorruzione, a oggi l’Italia ha riconquistato 12 posizioni nel ranking mondiale, portandosi dal 72/mo al 60/mo posto.

Danimarca e Nuova Zelanda (91/100) guidano la classifica dei Paesi virtuosi, seguiti a ruota da Finlandia (89/100) e Svezia (88/100). Non sorprende che questi stessi Paesi sono quelli che possiedono le legislazioni più avanzate in fatto di accesso all’informazione, diritti civili, apertura e trasparenza dell’amministrazione pubblica.

All’opposto, Somalia (10/100), Sud Susan (11/100), Corea del Nord (12/100) e Siria (13/100) chiudono tristemente la classifica.

Olanda e Cipro sono quelli che subiscono la caduta più visibile in graduatoria.

 

 

Valentina G.

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