Lettera a G. Falcone da Orazio Santagati Presidente del Premio “P. Mattarella”

Una lettera piena di sentimento, ma anche di tanta delusione e rabbia, quella che scrive Orario Santagati, presidente del Premio “Piersanti Mattarella”, ricordando quella tragica giornata di 25 anni fa, che strappò all’affetto dei suoi cari e di tutta una nazione il giudice Giovanni Falcone, insieme alla sua compagna di vita Francesca Morvillo e ai tre agenti della sua scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Un ricordo sincero, quello di Orazio Santagati, anche perchè frpremio-mattarellautto di una conoscenza durata nel tempo.

Caro Giovanni Falcone, ricordo 25 anni fa dov’ero quando appresi la notizia di quella esplosione. Da siciliano ebbi modo di indignarmi profondamente e anche di vergognarmi. Si, perché, qualcuno mi guardò qui a Roma, dove vivo dal 1962, e sapendo che ero siciliano mi disse della strane parole sul fatto che stavolta avevano esagerato. Mi fece, in pratica, sentire da siciliano come in colpa di quanto era accaduto. In quel momento ripensai comunque a tante cose tra cui al fatto che il pentito, Tommaso Buscetta ti aveva avvisato e tutto si era compiuto esattamente come lui aveva descritto: “Caro signor giudice Falcone, lei dopo questa mia deposizione diventerà famoso, ma la avviso, dopo faranno del tutto per screditarla, infangare il suo ligio operato prima di chiudere il conto… e il conto che lei aprirà con cosa nostra non si chiuderà mai se non con la sua morte”.

Per questo, e per molte altre cose ancora, ti chiedo perlomeno scusa ma non a nome mio, che ti ho sempre ammirato nella tua preziosa opera ma… nel paradosso, a nome di “alcune” persone chi oggi scenderanno nelle piazze… e forse in testa a quei cortei della legalità per ricordarti… quelle stesse “alcune” persone che hanno contribuito a screditarti, infangarti,  isolarti per poi condannarti a morte… “per la seconda volta”… senza chiederti  mai quantomeno scusa, senza darti un vero colpevole dopo venticinque anni, senza renderti giustizia e sopratutto, senza stare o avere nemmeno il coraggio di stare “zitte” o tantomeno, come diciamo noi siciliani “Mute” per onorare la tua rispettabile memoria di uomo dello stato.

Infine, anche quest’anno, ti saluto con un mio pensiero che riguarda gli  uomini e i cittadini di questa Nazione e di questa meravigliosa terra di Sicilia: “Gli uomini onesti si sentiranno per sempre orfani degli uomini migliori che l’Italia è riuscita produrre”-

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