Ora legale e ora solare

L’ora legale nel 2016 entra in vigore domenica 27 marzo alle ore 02:00 (notte tra sabato e domenica); in tale occasione occorrerà cambiare l’ora portando l’orologio 60 minuti in avanti.

Nell’arco di un anno, sono due volte in cui le lancette dell’orologio devono essere spostate rispettivamente, un’ora avanti e una indietro: si tratta di una convenzione in vigore in diversi paesi con l’obiettivo di ridurre i consumi di energia elettrica sfruttando le ore di luce naturale.

L’aggettivo “legale” fa riferimento proprio a questa convenzione stabilita per legge, che determina una distinzione rispetto al tempo “naturale” scandito dalla rotazione terrestre sul proprio asse.

L’ora legale è internazionalmente chiamata (in inglese) “Daylight Saving Time” (DST).

L’applicazione dell’ora legale non è ovviamente uniforme nel Pianeta , considerando che le terre dell’emisfero meridionale, situate al di sotto dell’Equatore, hanno stagioni opposte a quelle dell’emisfero settentrionale (l’estate australiana o del Brasile, coincide col nostro inverno e viceversa), ma vi sono moltissime eccezioni e ci sono tanti casi particolari. In alcuni paesi l’ora solare è di fatto sospesa, e si adotta l’ora legale per tutto l’anno: in quanto convenzione, l’ora estiva non si applica ovunque e ne sono esclusi tutti i paesi equatoriali che hanno una distribuzione del giorno e della notte meno soggetta a grandi variazioni durante l’anno.

Nelle società antiche e prima della diffusione degli orologi, l’organizzazione delle civiltà agricole non si basava su bioritmi fissi come nelle moderne civiltà industrializzate: i contadini, che costituivano la grande maggioranza della popolazione, si alzavano sempre all’alba seguendone inconsciamente il progressivo anticipo in primavera o ritardo in autunno.

La prima volta che l’ora legale venne applicata in Italia risale al 1916 e fu motivata dall’esigenza di risparmiare per far fronte alle spese di guerra tramite il Decreto Legislativo luogotenenziale n. 631 del 25 maggio che andò a modificare il precedente Regio Decreto n.490 del 10 agosto 1893 relativo al meccanismo di calcolo dell’ora in vigore nel paese.

Tra il 1940 e il 1948 fu abolita e ripristinata diverse volte a causa della Seconda guerra mondiale.

Venne il Dopoguerra e i risparmi del cambio d’ora vennero relegati , finché nel 1966 la legge 1144 non delegò il Presidente della Repubblica a decidere di anno in anno le date dell’ora legale e solare.

 

Fu Benjamin Franklin, inventore del parafulmine, che nel 1784 pubblicò per primo una riflessione basata sul principio di risparmiare energia ma non le sue idee non ebbero seguito; sarà nel 1907 che l’idea venne ripresa dal costruttore britannico William Willett, e questa volta la proposta di Franklin rispondeva esattamente alle esigenze economiche provocate dalla Prima guerra mondiale: fu cos’ che nel 1916 la Camera dei Comuni diede il via libera al British Summer Time, che implicava lo spostamento delle lancette un’ora in avanti durante l’estate.

Molti paesi imitarono il Regno Unito in quanto, in tempo di guerra, il risparmio energetico era una priorità.

Parte della comunità scientifica contesta da tempo l’uso di tale convenzione, sottolineando come il risparmio in termini economici e di inquinamento sia irrisorio rispetto al consumo dell’intero anno, senza contare che le lampadine elettriche (sempre più a basso consumo) sono destinate a diventare una voce di spesa sempre più irrilevante.

Da un sondaggio condotto dal Codacons risulta che gli italiani sono per il 50% a favore e per il 50% contrari all’ora legale; la stessa inchiesta ha tuttavia rilevato che la maggior parte degli intervistati è a favore dell’abolizione dell’ora solare.

Secondo alcuni studi, sarebbe meglio l’ora solare tutto l’anno, poiché l’alternanza farebbe male: bisogna tener conto che la perdita di concentrazione, dovuta all’ora di sonno in meno nella notte del cambio d’ora, causa una perdita di concentrazione che si riflette in ogni ambito della vita dell’individuo. Sopraggiungono stanchezza e stress e le persone più sensibili agli effetti sono quelle che tendono a svegliarsi più tardi: alcuni impiegano fino a tre settimane per abituarsi, per altri basta un giorno. Gli italiani colpiti da questi stravolgimenti sarebbero vari milioni e i sintomi vanno da sonnolenza e spossatezza fino a inappetenza, difficoltà nella concentrazione e abbassamento del tono dell’umore. A studiare questa vasta gamma di effetti è la cronobiologia, una branca della biologia che si occupa dei fenomeni ciclici negli organismi viventi e la capacità di adattamento ai ritmi lunari e solari; ed è proprio la cronobiologia a suggerire utili rimedi contro questi “inconvenienti di stagione”: innanzitutto consiglia di andare a letto un po’ prima nei giorni immediatamente precedenti il cambio dell’ora e utilizzando i weekend per “allenarci” gradualmente al cambiamento.

In opposizione, altri studi scientifici scagionano questa convenzione: nel 2013 Francesco Peverini, direttore scientifico della “Fondazione per la ricerca e la cura dei disturbi del sonno”, ha osservato che l’alternanza di due orari non fa altro che adeguare la vita delle persone alle nuove condizioni di luce e che sono ben altre le cause del disturbo del sonno, che vanno ricercate nei ritmi di lavoro sempre più frenetici.

La scienza sottolinea, in ogni caso, come nella maggior parte delle persone, gli effetti negativi del cambio dell’ora vengono controbilanciati dai benefici dati dallo stesso processo: l’aumento delle ore di luce fa sentire le persone più gioiose e meno “depresse” rispetto ai periodi in cui prevalgono le ore di buio. La luce, inoltre, stimola la produzione di vitamina D, ha proprietà benefiche contro le malattie della pelle e aiuta il sistema immunitario proteggendoci da molte patologie. A tutto questo si aggiungono poi i vantaggi dati dal risveglio della natura, che regala una cospicua dose di vitalità ed euforia, rendendo le persone più attive, socievoli e, in ultima analisi, felici.

 

 

Valentina G.

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