La rete delle associazione con ANAS a Busto Arsizio per sostenere la partenza dopo il lockdown

Giovanni Battista Gobbi, presidente di ANAS Busto Arsizio, ci racconta il loro luglio post lockdown, “rinfrescato” dalla collaborazione con un oratorio cittadino e con una piccola società giovanile di calcio femminile, passando per un insolito progetto di economia carceraria

L’anno scorso, come ANAS Zonale Busto Arsizio, abbiamo collaborato alla nascita della prima squadra di calcio cittadina tutta al femminile, perché il progetto che ci era stato presentato da Elena Zanetti – pedagogista e futura presidentessa delle nascenti Pink Stripes – ci è sembrato ben diverso dal solito, incentrato esclusivamente sul settore giovanile e con un occhio di riguardo per l’educazione e la socializzazione delle ragazze, nonché dei loro genitori, attraverso lo sport e il gioco di squadra. Pink Stripes è quindi diventata socia di ANAS Busto insieme a SIMPOSIUM Ass. Culturale e al Comitato LIGHT & SERENITY

Avendo seguito da vicino i piccoli ma concreti risultati raggiunti dalla società, a un anno di distanza, ci siamo dati ancora disponibili a collaborare con loro, al fine di organizzare un Centro Estivo – incentrato su sport, teatro e supporto allo studio – che andasse incontro anche alle esigenze del Comune di Busto, spiazzato come tutti dalle misure anti-Covid in materia di aggregazione e, quindi, alla ricerca di più iniziative di piccole dimensioni.

Un problema burocratico relativo allo spazio che avrebbe dovuto ospitare il tutto ci ha impedito di concretizzare appieno la nostra iniziativa, ma ormai ci eravamo appassionati all’idea e avevamo messo in pista contatti e progetti… così, abbiamo pensato di proporci almeno come “sfogo” ludico e all’aperto per i ragazzi iscritti al Centro Estivo dell’Oratorio San Luigi, in pieno centro città.

L’idea è sembrata piacere subito a Don Giovanni Patella, e così, per otto giornate (due a settimana per tutto luglio), insieme a due allenatrici di Pink Stripes, abbiamo intrattenuto e fatto giocare oltre 250 ragazzi tra i 7 e i 14 anni – maschi e femmine, naturalmente – provando a trasmettere loro i valori etici ed educativi del calcio e dello sport in generale, dello stare insieme e del competere “in amicizia”.

Per riuscire a ospitare almeno un paio di volte ogni bambino e bambina del Centro Estivo, pur rispettando le direttive imposte dalla contingenza sanitaria, abbiamo diviso ogni giornata in quattro momenti di circa due ore l’uno, e in ognuno di questi abbiamo ospitato due gruppi di 7-10 bambini, così da poter garantire sempre il necessario distanziamento, ma anche avere una “vicinanza” tale da potersi confrontare un po’, tra un gioco e l’altro, e provare a capire, capirsi e farsi capire.

In più di un’occasione, sono venute a trovarci e ad allenarsi accanto ai “nostri” gruppi anche una dozzina di bambine delle Pink Stripes, che hanno scelto di raccontare la loro squadra e il loro sport anche attraverso delle magliette realizzate dal laboratorio “am@netta” – gestito da un’associazione bustocca all’interno del Carcere di Novara -, con stampati il nome della società, la sagoma di una ragazzina che calcia un pallone e la scritta “Un gioco da ragazze!”.

Un altro colorato modo di guardare al sociale e di combattere pregiudizi, che ci è piaciuto subito, perché questo è quello che caratterizza la nostra associazione, anche in un momento di ristrettezze e di paure dovute

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