La guerra attraverso gli occhi dei bambini siriani

A poche ore da un ennesimo veto russo per una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su Aleppo, è impossibile dare degna sepoltura ai corpi delle molte vittime; i massicci bombardamenti impediscono di portarli in luoghi idonei. Molti obitori, ospedali e punti di soccorso sono stati distrutti dalle bombe e i cadaveri di bambini, donne e uomini sono allineati nella speranza di avere alcune ore di tregua, per dare loro una sepoltura dignitosa.  Attualmente, nei quartieri a est della città, 250mila persone, tra cui 100mila bambini, vivono sotto assedio mentre 25mila sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni. L’esercito siriano sta proseguendo la sua avanzata su Aleppo est dove è riuscito ad assumere il 60% del controllo della zona precedentemente in mano ai ribelli.

Esistono uomini e donne, dottori o giornalisti che, ogni giorno, (a loro rischio e pericolo) superano il confine turco per trasportare farmaci e materiale sanitario perché la Siria sta attraversando una gravissima crisi medico-sanitaria e ha bisogno di aiuti dall’esterno: molti medici siriani se ne sono andati all’estero per mettere in salvo se stessi e le proprie famiglie. In Siria, i medici rimasti, operano in ospedali da campo allestiti per tamponare le emergenze, ma spesso mancano persino le garze e gli antibiotici: al confine incontrano colleghi che vengono da ogni parte del mondo e che operano gratuitamente i feriti che, con mille difficoltà, a volte riescono a fare uscire. Ma non solo farmaci: vengono fatte passare clandestinamente anche fotocamere o droni di ultima generazione per far arrivare al mondo le immagini del massacro in atto. Molti reporter sono impegnati nella raccolta e documentazione delle violazioni dei diritti umani e danno sostegno e supporto agli attivisti rimasti all’interno della Siria. Spesso, incontrarli non è semplice perché sono minacciati ed è forte la paura degli omicidi mirati, come è già successo in diverse città di confine. Secondo il Syrian Network for Human Rights sono oltre 400 i giornalisti uccisi in Siria dal marzo 2011 e oltre mille quelli arrestati.

Oggi, i ribelli chiedono una tregua umanitaria immediata di cinque giorni e l’evacuazione medica, sotto il monitoraggio dell’Onu, delle persone che hanno bisogno di cure sanitarie urgenti; l’appello chiede anche l’evacuazione dei civili che vogliono lasciare la città verso le aree orientali della provincia omonima dove i ribelli hanno ancora il controllo di alcune porzioni di territorio.

A sei anni dallo scoppio della guerra in Siria, Save The Children, ha voluto raccontarla attraverso gli occhi dei bambini: con una raccolta di disegni, in mostra in diverse location milanesi, sarà possibile scoprire come i bambini abbiano elaborato le proprie esperienze traumatiche. Save the Children vuole dare voce ai bambini siriani per difendere le loro speranze, ricordando che i bambini più in pericolo sono quelli che ancora rimangono in Siria e che rischiano ogni giorno di essere uccisi.

Ha seguito l’esempio di Save the Children anche la sede del Parlamento europeo a Bruxelles, diventato sede ospitante di disegni raccolti da missionari e congregazioni cristiane in Siria. A promuovere l’iniziativa, il vicepresidente del Parlamento Antonio Tajani, insieme alla fondazione pontificia Aid to the Church in Need.

 

Valentina G.

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