Visioni stereotipate dei ruoli maschili e femminili

Un’indagine pubblicata sulla rivista “Psychology of Women Quarterly” evidenzia che in trent’anni non sono cambiati i cliché riguardo ruoli prettamente maschili e femminili: rimane sempre valida l’idea che l’uomo, ad esempio, si debba occupare della manutenzione dell’auto o di piccole riparazioni in casa mentre la donna delle faccende domestiche.

Il termine “stereotipo” deriva dalle parole greche “stereos” (duro, solido) e “tupos” (immagine, gruppo) e proviene dal linguaggio verbale tipografico: stava a indicare la piastra di metallo su cui veniva impressa un’immagine o un elemento tipografico originale, in modo da permetterne la duplicazione su carta stampata. In origine, cliché e stereotipo avevano il medesimo significato: cliché è un termine onomatopeico derivato dal suono prodotto dalla matrice quando colpiva il metallo fuso.

Ma cosa si intende quando si parla di regole e aspettative di genere?

“Il blu per i maschietti e il rosa per le femminucce”, “l’aggressività maschile e la sensibilità femminile”,” le macchinine per i bambini e le bambole per le bambine”: tutti prodotti dei nostri usi e costumi ma senza nessuna espressione innata.

Per quanto alla nascita il cervello di un maschietto non sia del tutto uguale a quello di una femminuccia, i comportamenti stereotipati maschili e femminili non sono innati ma forgiati dai comportamenti dei genitori. La preferenza dei giochi legata al sesso è innata e dipende soprattutto da quanto ormone maschile il feto ha assimilato nel grembo materno. Ugualmente l’aggressività non è prerogativa maschile: anche le femminucce danno calci e morsi, la differenza è che sin da piccole la loro aggressività viene repressa dagli adulti, perché “disdicevole per una bambina”.

I risultati di uno studio condotto negli Stati Uniti da Broverman, negli anni ’60, evidenziano che gli stereotipi di genere connessi al modello femminile coincidono con una concezione della donna vista essenzialmente gentile, tranquilla, riconoscente, molto religiosa, accorta e sentimentale a fronte degli stereotipi maschili che dipingono l’uomo come aggressivo, spavaldo, per nulla emotivo, autorevole, ambizioso, diretto, attivo, dedito ai piaceri della vita e impavido.

Risultati analoghi furono raccolti in Germania, dagli studi di Born, rispetto agli stereotipi di genere degli anni ’90; l’uomo è dunque percepito come forte, razionale e indipendente, contrariamente alla donna definita come dipendente, tranquilla, incline all’ascolto, all’affetto e al lavoro di cura.

Da qui si delinea quello che può essere definito il “cliché della donna e dell’uomo moderno”.

Molti studi hanno dimostrato che tendenzialmente gli uomini sono maggiormente attaccati a queste visioni stereotipiche dei ruoli, differentemente dalle donne in cui è più forte la spinta di autoaffermazione, autonomia e indipendenza.

Belle sono le parole di un maestro spirituale, Osho Rajneesh: “Quando dico che un uomo e una donna sono due controparti di un unico insieme, intendo dire che sono complementari. E la complementarietà è possibile solo quando i loro poli opposti si incontrano”.

 

Valentina G.

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