Una riflessione sulla Sanità: il caso Mantovani di Valentina G.

soci anas 2014 marsalaAlcuni giorni fa avrebbe dovuto partecipare alla giornata della legalità sulla trasparenza nella pubblica amministrazione: l’impegno è stato annullato, perché il vicepresidente Mario Mantovani, sottosegretario al ministero dei Trasporti ed assessore regionale alla Salute, è stato arrestato con gravi accuse: corruzione e concussione per appalti nella sanità, compresa una gara sul trasporto dei dializzati.

Insieme a Mantovani sono stati arrestati anche il suo fedele collaboratore, Giacomo Di Capua, capo di gabinetto dell’assessorato alla Sanità e Angelo Bianchi, l’ingegnere del provveditorato alle opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria, già stato arrestato nel 2008 per un caso di presunti appalti truccati.

Oltre ai tre arrestati ci sono anche 12 indagati: uno  di questi è Massimo Garavaglia, assessore all’Economia della Regione e braccio destro di Maroni; le carte dell’inchiesta, però lo accusano, insieme a Mantovani, di aver agito per turbare la gara “per l’affidamento del servizio di soggetti nefropatici sottoposti al trattamento dialitico”, fattore determinato dalla volontà di favorire le associazioni operanti nei loro Comuni per di mantenere i consensi nelle aree di interesse politico.

L’accusa di corruzione, invece,e dipende dai lavori di ristrutturazione a titolo gratuito: l’architetto Gianluca Parotti operava a servizio esclusivo di Mantovani. Si occupava di svariate incombenze relative al suo patrimonio immobiliare e il tutto senza alcun compenso economico; Mantovani ricompensava il “suo” architetto con una serie di interventi diretti a fargli ottenere appalti pubblici.

Ma è legata a Bianchi l’accusa più grave che viene contestata a Mantovani: quella di concussione. Secondo la Procura, nonostante Bianchi fosse stato indagato e rinviato a giudizio dalla Procura di Sondrio, Mantovani avrebbe esercitato forti pressioni  verso il provveditore alle opere pubbliche della Lombardia e della Liguria, perché continuasse a gestire appalti nell’ambito dell’edilizia scolastica (di interesse di Mantovani).

Ieri è durato quattro ore l’interrogatorio nel carcere milanese di San Vittore: Mantovani si è difeso dalle accuse per quasi sei ore sostenendo di non aver mai minacciato i vertici del Provveditorato alle opere pubbliche e di non essere “intervento” per truccare la gara d’appalto sul trasporto dei dializzati. Ha inoltre asserito di non aver mai avuto un architetto per lavori gratuiti.

L’interrogatorio  si è basato soprattutto sul contenuto della documentazione che l’avvocato di Mantovani, Roberto Lassini, ha depositato sabato scorso nella speranza di poter dimostrare l’innocenza del suo cliente.

Nel frattempo, si attende per la decisione del gip Stefania Pepe sull’istanza di scarcerazione depositata dalla difesa cinque giorni fa; il pm ha, al momento, espresso parere negativo alla richiesta.

 

Valentina G.

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