Tagli alla sanità: il decreto Lorenzin di Valentina G

Il 21 gennaio scorso è entrato in vigore il “decreto Lorenzin” sull’appropriatezza delle prescrizioni; aveva già sollevato polemiche nel 2015 e ora lo si trova pubblicato in Gazzetta ufficiale.

Il problema è legato alla norma che prevede una “stretta” sui medici, per evitare che elargiscano con facilità analisi e controlli.

In questo modo aumenteranno limiti, che andranno a ricadere principalmente sul rapporto medico-paziente: i curanti potranno prescrivere alcuni esami a carico del Servizio Sanitario Nazionale, fra cui esami radiologici o analisi di laboratorio, soltanto se il malato corrisponde ai criteri per cui la prestazione in questione può essere garantita gratuitamente (salvo il ticket) dallo Stato.

Fra questi esami ce ne sono alcuni molto comuni, come per esempio quello del colesterolo: da oggi si potrebbe sentir dire dal curante che non può prescriverlo se non raggiunta una certa età o se non è passato un certo tempo dall’ultima volta che lo si è fatto; stesso discorso vale per altri esami, come anche quelli del sangue.

In tutto sono più di 200 le prestazioni elencate nel decreto.

Presto i farmaci, le visite e gli esami saranno prescritti con la ricetta elettronica: verrà, così, abolita la prassi di indagare su eventuali problematiche; il medico dovrà riportare il numero-nota nella prescrizione insieme alle lettere che indicano le condizioni di erogabilità e le indicazioni di appropriatezza.

La Fimmg (Federazione medici di medicina generale) spiega in una nota:

Il decreto è confuso nel definire il sistema di attribuzione delle responsabilità ed equivoco in alcune limitazioni di erogabilità. Si sta determinando un’incertezza che compromette l’attività professionale dei medici e la fiducia dei pazienti nelle loro scelte”.

 

Se, sulla base di questo Decreto, mancasse la condizione di derogabilità e il medico decidesse comunque di procedere con la prescrizione a carico del Servizio Sanitario Nazionale, verrà sanzionato.

 

 

Valentina G.

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