L’uso di dispositivi elettrici da parte dei bambini

Bruciore persistente e senso da corpo estraneo nell’occhio: questi i principali sintomi della “sindrome dell’occhio secco”, patologia che, ultimamente, sembra colpire molti bambini. Nei giovanissimi la causa sarebbe dovuta all’uso prolungato degli smartphone, con i quali i piccoli guardano video e cartoni, chattano e giocano ogni giorno e sempre di più, sforzando la vista, sbattendo di meno le palpebre e restando impalati avanti agli schermi e al chiuso: cala, infatti, il tempo che i bambini passano all’aperto.

Il cellulare lo hanno tutti, chi in versione basic, chi in versione super-tecologica e quasi tutti con una connessione ad internet per connettersi sui vari social, chattare su WhatsApp e creare gruppi di discussione, per navigare in internet o da usare come navigatore: il problema grande non è avere un cellulare ma l’uso e l’abuso che se ne fa, soprattutto in tenera età.

Un interessante scritto della pediatra terapeuta americana Cris Rowan tratta in merito all’uso della tecnologia da parte di bambini e ragazzi e ai grossi pericoli per la salute che un uso eccessivo può comportare, spesso sottovalutati dai genitori. L’American Academy of Pediatrics e la Canadian Society of Pediatrics affermano che: i bambini da 0 a 2 anni non dovrebbero essere esposti alla tecnologia; dai 3 ai 5 anni l’esposizione dovrebbe essere di un’ora al giorno; dai 6 ai 18 non più di due ore al giorno. Ad oggi i bambini e i giovani fanno uso della tecnologia 4-5 volte in più dell’ammontare di ore raccomandato, con conseguenze serie e spesso pericolose per la vita.

Scrive la Rowan, “Da terapeuta pediatrica, faccio appello affinché proibiscano l’uso di dispositivi elettronici ai bambini sotto i 12 anni. Di seguito sono elencati 10 motivi, sostenuti dalla ricerca, che giustificano questa messa al bando:

Tra 0 e 2 anni, il cervello dei bambini triplica le sue dimensioni: lo sviluppo precoce del cervello è determinato da stimoli esterni ed è stato dimostrato che la stimolazione su un cervello in sviluppo, generata dalla sovraesposizione alla tecnologia (cellulari, internet, iPad, TV), può essere associata a deficit delle funzioni esecutive e dell’attenzione, a ritardi cognitivi, apprendimento compromesso, aumento dell’impulsività e diminuzione della capacità di autoregolarsi, che può tradursi in scatti d’ira;

– L’uso della tecnologia limita il movimento, e questo può causare ritardi nello sviluppo;

– L’esposizione alla TV e ai videogiochi è associata all’aumento dell’obesità;

– Il 60% dei genitori non controlla l’uso della tecnologia dei proprio figli, il 75% dei bambini hanno apparecchi tecnologici in camera e il 75% dei bambini di 9 e 10 anni non dorme abbastanza;

– L’uso eccessivo della tecnologia è uno dei fattori causali dell’aumento di depressione infantile, ansia, disturbi dell’attaccamento, deficit di attenzione, autismo, disturbo bipolare, psicosi e comportamento problematico;

– I contenuti violenti possono generare aggressività nel bambino;

– I contenuti sempre più veloci dei media possono contribuire allo sviluppo del deficit di attenzione, e alla diminuzione della concentrazione e della memoria;

– I genitori sempre più incollati alla tecnologia si allontanano dai propri figli e quando manca l’attaccamento genitoriale, i bambini possono aggrapparsi ai dispositivi elettronici e questo può causare dipendenza;

– A maggio 2011, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha classificato i cellulari ( e altri dispositivi wireless) come un rischio di categoria 2B (potenzialmente cancerogeno) a causa dell’emissione di radiazioni. Nel dicembre del 2013, il Dottor Anthony Miller dall’Università di Toronto ha suggerito che, in base alle nuove ricerche, l’esposizione alle radiofrequenze dovrebbe essere riclassificata come 2A (a rischio cancerogeno) e non 2B (possibile cancerogeno).

– Un approccio di “squadra” è urgente e necessario per ridurre l’uso della tecnologia da parte dei bambini”.

Il Centro per la Salute del Bambino Onlus di Trieste in collaborazione con l’Associazione Culturale Pediatri ha condotto un sondaggio su “Tecnologie digitali e bambini : un’indagine sul loro utilizzo nei primi anni di vita” che ha portato alla sconcertante scoperta che l’80% dei bambini tra i 3 e 5 anni sa già usare il cellulare o il tablet e un bambino su 5 ha il primo contatto con l’apparecchio elettronico già nel primo anno di vita.

Purtroppo un problema grosso è da imputare al 30% di quei genitori che ricorrono al telefonino per far star “buoni” i figli già dal primo anno di età; mentre a due anni la percentuale sale vertiginosamente al 70%.

I bambini hanno bisogno di relazionarsi con altri bambini e l’uso dei cellulari potrebbe renderli isolati e favorire l’introversione: da qui potrebbero nascere anche dei problemi legati alle emozioni e al riconoscimento delle emozioni altrui; i bambini hanno bisogno di trascorre tempo con i loro coetanei ma soprattutto con i genitori i quali devono essere in grado di proporre loro delle alternative valide al monitor del telefonino, come una lettura, un gioco, una passeggiata.

Secondo recenti ricerche (ad esempio, quella realizzata da Telefono azzurro e Doxa nel 2016), in media i bambini ricevono il loro primo smartphone intorno agli 11 anni, ma di anno in anno la media si sta abbassando; alcuni esperti suggeriscono di attendere i 12-14 anni, visti i contenuti e le situazioni cui il bambino può essere esposto online: accesso alla pornografia, contenuti razzisti e violenti, bullismo, pressioni allo scambio di selfie e video sessualmente espliciti da parte di coetanei. Sebbene non tutti i genitori ne siano informati, l’iscrizione ai principali social utilizzati da bambini e teenager (Facebook, Instagram, Snapchat e la stessa chat di Whatsapp) è consentita a partire dal 13° anno di età.

 

Valentina G.

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