Le origini del carnevale – parte 1 –

Ancora rimane incerta la radice etimologica del Carnevale: c’è chi la farebbe risalire al “carrus navalis”, carri a forma di nave usati a Roma nelle masks-1138876_1920processioni di purificazione e chi sostiene che la sua origine sia dovuta alla frase latina “carnem levare”, ovvero “eliminare la carne” poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di carnevale (il martedì grasso) prima del periodo di digiuno dettato dalla Quaresima.
Il Carnevale non ha mai una data fissa: ogni anno dipende da quando cade Pasqua.
Il periodo di Carnevale inizia la prima domenica delle nove che precedono quella di Pasqua; raggiunge il culmine il giovedì grasso e termina il martedì successivo, ovvero il martedì grasso, che precede il mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima.

Le origini del carnevale vanno ricercate in antichi riti legati al rapporto tra uomo e terra, nel periodo in cui i lavori della terra subivano un arresto e la vita sociale si intensificava: le prime manifestazioni del carnevale nel mondo risalgono a 4000 anni fa.
Gli Egizi furono i primi ad ufficializzare una tradizione carnevalesca, con feste, riti e pubbliche manifestazioni in onore della dea Iside, che presiedeva alla fertilità dei campi e simboleggiava il perpetuo rinnovarsi della vita.
Ancor prima, secondo alcuni studiosi, circa 10.000 anni a.C., uomini e donne usavano dipingersi il viso e il corpo, lasciandosi trasportare dalla danza e dai festeggiamenti; l’uso della maschera che ride era legato alla credenza che la risata, anche se non reale, allontanasse gli spiriti maligni e che con il volto coperto l’uomo potesse lasciarsi andare ad atti e comportamenti solitamente inusuali.
Anticamente febbraio (dal latino februare che significa “purificare”) era il mese dei riti di purificazione, tenuti in onore del dio etrusco Februus e della dea romana Febris e dei riti di commemorazione dei defunti, poiché segnava il passaggio dall’inverno alla primavera e permetteva un contatto con l’aldilà.
Nell’antica Roma si celebravano cerimonie pagane in onore del Dio Saturno: i Saturnali. Con questa ricorrenza si intendeva salutare l’inverno ed accogliere la primavera e la fertilità con i festeggiamenti, durante i quali non vi era più differenza tra nobili e plebei, grazie all’uso delle maschere, indossate come difesa contro le potenze diaboliche ostili, con la speranza che avrebbero reso il futuro raccolto abbondante. Nel Medioevo, i festeggiamenti lussuosi e goderecci sono stati ridimensionati dalla chiesa ed hanno lasciato spazio a rappresentazioni di compagnie di attori in maschera. Il momento clou della festa era l’uccisione di un fantoccio, che rappresentava il capro espiatorio dei mali dell’anno passato e un buon augurio per il nuovo.
Il Rinascimento, sembra segnare un periodo di grande fortuna per il Carnevale, dove le persone, di diversa estrazione sociale, partecipavano in massa a feste sfarzose e spettacoli organizzati per il divertimento di tutti. Particolarmente famose erano le mascherate su carri, chiamate “trionfi” organizzate a Firenze da Lorenzo de’ Medici, consistenti in una sfilata di carri addobbati e circondati da persone in costume che intonavano canti per l’occasione.

Nel 1600 il Carnevale si rinnova grazie alla Commedia dell’Arte, spettacolo teatrale in cui i personaggi usavano maschere e costumi che rappresentavano un determinato carattere e un “tipo” di personaggio.
La parola maschera deriva dall’arabo “Mascarà”, che significa scherno, satira.
Il mascherarsi nella nostra epoca, rappresenta un modo per uscire dal quotidiano, disfarsi del proprio ruolo sociale, negare sé stessi per divenire altro.
Valentina G.

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