L’arruolamento dei bimbi kamikaze

L’utilizzo di bambini come kamikaze sembra essere l’ultima mossa dell’Isis.

Nella tarda serata di ieri, in Iraq, un ragazzino di 12 anni stava per farsi esplodere a Kirkuk, capitale del Kurdistan iracheno: quando la polizia lo ha immobilizzato indossava una maglia del calciatore argentino, Lionel Messi. La cintura gli è stata sfilata, gli agenti hanno disinnescato l’ordigno e il ragazzino è stato portato via.

Il presidente, Recep Tayyip Erdogan, ha reso noto che l’attentato suicida che ha avuto luogo la sera del 20 agosto a Gaziantep, città sul confine siriano e che ha sconvolto la Turchia con un pesantissimo bilancio di 54 morti (29 dei quali bambini) e 66 feriti è da imputarsi ad un ragazzino di età compresa tra i 12 e i 14 anni, e che al momento non è chiaro se sia stato lui stesso a farsi saltare in aria o se sia stato qualcun altro a premere il pulsante a distanza e a provocare l’esplosione.

Un’esplosione così forte, ha detto un cronista locale, da essere udita da un capo all’altro della città di oltre un milione e mezzo di abitanti.

Il ragazzo sarebbe stato lasciato, da due uomini in automobile, a circa 100 metri da un banchetto di nozze; l’esplosione è avvenuta mentre diversi invitati al matrimonio si erano riversati nella strade, dopo il tradizionale party notturno in cui gli ospiti colorano mani e piedi di henné.

Dall’inizio di quest’anno l’Isis avrebbe reclutato circa 400 bambini e adolescenti, formando un apposito battaglione in Siria denominato Ashbal al-khilafah, “cuccioli di leone del Califfato”: in difficoltà sul piano militare e nel reclutamento di adulti, lo Stato islamico sembrerebbe puntare sempre di più su giovani e giovanissimi da mandare a combattere.

Le motivazioni utilizzate dai reclutatori dell’Isis per attrarre i più piccoli sarebbero soprattutto soldi, armi e automobili.

I jihadisti adescano i bambini nelle scuole e nelle moschee e nella maggior parte dei casi il reclutamento avverrebbe senza che i genitori lo sappiano: molte famiglie sono riuscite a riprendersi i figli ingannando l’Isis, ma la maggior parte si arrende all’idea di averli persi perché i bambini vengono sottoposti a corsi di indottrinamento religioso simili a veri e propri lavaggi del cervello.

Lo Stato islamico gestisce almeno 10 campi di addestramento per bambini in Siria; le reclute presenti in questi campi hanno tutte meno di 18 anni.

In genere l’addestramento dura uno o due giorni dopo i quali a questi bambini vengono affidate missioni di sorveglianza, spionaggio o trasporto viveri. Alcuni vengono usati come kamikaze, mentre quelli con la costituzione fisica più robusta vengono mandati al fronte. I bambini di 10-12 anni sono utilizzati in molti ruoli ma anche per cucinare e per pulire.

Del processo di reclutamento e indottrinamento fa parte anche l’obbligo di assistere alle esecuzioni, decapitazioni comprese dove i bambini vengono costretti a guardare; quando sono pronti e assuefatti all’orrore viene messa loro un’arma in mano.

Uno yazida di 12 anni, riuscito a scappare all’Isis, ha raccontato alla Cnn di essere stato addestrato per diventare un attentatore suicida: “Eravamo in 60. I momenti più spaventosi per tutti noi erano quando c’erano gli attacchi aerei. Ci dicevano che gli americani, i non credenti, stavano provando ad ucciderci, mentre loro, i combattenti, ci amavano e si sarebbero presi cura di noi meglio dei nostri genitori; durante l’addestramento ci dicevano che i nostri genitori erano miscredenti e che il nostro primo compito sarebbe stato quello di tornare per ucciderli”. Secondo il giovane yazida, gli ostaggi più piccoli avevano appena cinque anni ed erano chiamati “cuccioli del Califfato” dai loro istruttori; i ragazzini più piccoli vengono usati per le trasfusioni di sangue quando i combattenti rimangono feriti in battaglia.

Il coinvolgimento di molti minorenni nella lotta dell’Isis è confermato da diverse fonti:

–          Le Nazioni Unite hanno denunciato il reclutamento in Iraq da parte dei gruppi armati di un alto numero di bambini, compresi minori con disabilità, per trasformarli in scudi umani o kamikaze oppure per sottoporli a sevizie o abusi sessuali; i minori vengono anche brutalmente uccisi tramite crocifissione o sepolti vivi. I bambini, sottolinea l’Onu vengono costretti ad unirsi ai campi di addestramento dello Stato islamico in Siria, ecco perché, chiede la Commissione, qualsiasi decisione da parte degli Usa di bombardare il gruppo militante sunnita “deve rispettare le leggi di guerra”.

–          Foreign Policy, un’autorevole rivista statunitense dedicata alle relazioni Internazionali, cita diverse testimonianze, tra cui quella di un ragazzo di 22 anni che ha vissuto in Siria fino a un mese fa, e che è il fondatore di “Raqqa is Being Slaughtered Silently”, un account Twitter e una pagina Facebook che documentano gli orrori della vita a Raqqa, città in cui è cresciuto. Tutte le scuole a Raqqa sono state chiuse, così per i bambini la formazione del Califfato diventa quasi un obbligo.

–          La Cnn ha diffuso un video prodotto dagli estremisti dell’Isis che mostra bambini molto piccoli che leggono il Corano, quindi un giovanissimo, che indossa una maschera da sci e che, in evidente difficoltà, fa fuoco con un’arma automatica. Le immagini proseguono con un altro ragazzino che assembla un’arma, sotto lo sguardo di alcuni suoi coetanei. Il video fa parte della propaganda dell’Isis, e mira ad evidenziare come anche i più piccoli sposino la causa del Califfato mondiale. I ragazzini vengono mostrati nell’atto di prestare giuramento, e nel professare la propria lotta contro l’Occidente: “Gli infedeli devono essere uccisi”.

–          Le notizie e le prove di questo crimine contro l’infanzia sono sempre più numerose, raccolte dagli attivisti per i diritti umani arrivano da tutto il territorio controllato dall’Isis; gli esperti della Commissione indipendente d’inchiesta internazionale sulla Siria hanno raccolto più di 300 interviste a profughi e a residenti nelle aree del Califfato, insieme con video e fotografie.

 

Valentina G.

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