La Società Italiana di Pediatria denuncia: “I bambini abituati a stare in luoghi chiusi soffrono di carenza di vitamina D”

La Società Italiana di Pediatria (SIP) e la Società Italiana di Pediatria Bambini sportPreventiva e sociale (SIPPS), in collaborazione con la Federazione Medici Pediatri (FIMP), hanno promosso la prima Consensus sulla vitamina D. Si tratta di un documento, destinato ai pediatri, che stila le linee guida mirate alla prevenzione dell’ipovitaminosi D, ovvero la carenza di vitamina D, in età pediatrica, individuando i soggetti a rischio ed indicando le modalità di profilassi/trattamento.
Recenti studi hanno fatto emergere altri speciali benefici che questa vitamina è in grado di dare a bambini e ad adolescenti. Sino ad oggi infatti si era a conoscenza del fatto che la vitamina D servisse “solo” a prevenire dalle malattie dell’apparato osseo, come il rachitismo e l’osteoporosi, poiché favorisce nell’organismo i processi di assorbimento del calcio, elemento basilare dell’apparato scheletrico.
Nuove ricerche scientifiche indicano che la vitamina D ha un ruolo positivo anche in alcune patologie autoimmuni, come il diabete mellito 1 e l’artrite idiopatica giovanile, ma anche nell’asma, nel broncospasmo e nelle infezioni respiratorie ricorrenti. Da alcuni studi è infatti emerso come i bambini con tali infezioni presentino livelli più bassi di vitamina D ed è stato possibile notare come la vitamina D ne migliori il decorso.
Purtroppo oggi la maggior parte dei bambini italiani però ne è carente: “L’ipovitaminosi D, condizione che va dall’ insufficienza al deficit di vitamina D, riguarda oltre un bambino su due, con punte massime in epoca neonatale e nell’adolescenza, dove si arriva a percentuali del 70%” spiega il Presidente SIP Giovanni Corsello. Il primo fattore causa di una carenza di vitamina D è la scarsa esposizione solare, principale fonte di approvvigionamento della vitamina D. Tale vitamina viene infatti prodotta dal nostro organismo tramite la sintesi cutanea stimolata dall’esposizione ai raggi solari. Aggiunge Corsello: “Gioco e attività fisica all’aria aperta dovrebbero essere maggiormente incoraggiati soprattutto durante la bella stagione, anche perché da novembre a febbraio l’inclinazione dei raggi ultravioletti è insufficiente a favorire la produzione di vitamina D. Il consiglio è rivolto soprattutto agli adolescenti che registrano i deficit più elevati di vitamina D anche a causa di stili di vita errati, come passare molte ore chiusi in casa davanti al computer o alla tv e non fare attività fisica”.

 

Maria Valentina Pasta

 

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