La morsa della pressione fiscale

Mentre il governo è al lavoro per abolire l’Imu sulla prima casa ed evitare l’aumento dell’aliquota Iva dal 21% al 22%, il presidente delltassea Corte dei Conti, Luigi Giampolino, si sbilancia dichiarando che la pressione fiscale “effettiva” ha raggiunto il 53%: dieci punti oltre quella “apparente”.
Una percentuale da capogiro che penalizza gli imprenditori e fa fallire le imprese che, in un momento di così forte crisi economica, non riescono a far fronte al salasso fiscale.
Oltre all’eccessiva tassazione, la Corte dei Conti ha rilevato anche i problemi connessi all’eccessiva evasione fiscale; l’aggravarsi della crisi economica ha reso “evidente e clamoroso” un fenomeno già noto da tempo: “il ricorso a una sorta di finanziamento improprio delle attività economiche attraverso il mancato pagamento di tributi e contributi”.
Secondo la Corte dei Conti la pressione fiscale in Italia “è eccessiva e mal distribuita”; oltre a ridurre il peso del carico fiscale è necessario restituire stabilità, certezza e durevolezza alle norme fiscali, secondo principi costituzionali costruttivi e non mutevoli.
L’Italia si colloca ai vertici mondiali per carico fiscale, sia sulle famiglie sia sulle imprese.
Negli ultimi 15 anni, a fronte di riduzioni della pressione fiscale in molti paesi appartenenti o meno al sistema dell’euro, l’Italia ha seguito un percorso di incremento del peso dei tributi a fronte di innumerevoli, confusi e parziali interventi legislativi che hanno minato alle fondamenta il rapporto tra istituzioni e contribuenti.
Valentina G.

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