La Mobilità Articolare

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La mobilità articolare (detta anche flessibilità o scioltezza articolare) è la capacità di eseguire, nel rispetto dei limiti fisiologicamente imposti dalle articolazioni, dai muscoli e dalle strutture tendinee, tutti i movimenti con la massima ampiezza e naturalezza possibile. Essa è considerata una capacità complessa, in quanto dipende sia da fattori neurologici che da fattori anatomici.
La mobilità articolare deriva, quindi, dalla struttura dell’articolazione (compresi i capi articolari e i legamenti) e dalle capacità elastiche di muscoli e tendini. Se sul primo aspetto non è possibile intervenire, sul secondo, soprattutto per quanto riguarda l’elasticità muscolare e l’interazione tra i muscoli agonisti e antagonisti , con un allenamento costante e graduale, è possibile ottenere dei miglioramenti.
Oltre a quelli già citati vi sono altri fattori capaci d’influenzare tale capacità, come ad esempio la temperatura ambientale, il grado di riscaldamento motorio raggiunto, età, sesso, stati d’ansia e di stress, livello di affaticamento del muscolo, ecc..
In età giovanile, tra gli 11-14 anni, sia nei maschi che nelle femmine, è abbastanza facile incidere sull’articolabilità, poichè ad una massa muscolare ridotta si unisce una struttura tendineo-legamentosa particolarmente elastica. Dopo l’adolescenza, con la maturazione progressiva dell’apparato muscolare, scatenare degli adattamenti diventa più difficile. Le donne, anche per la presenza di una minore massa muscolare, quindi meno tono, presentano generalmente una maggiore mobilità articolare degli uomini.
La mobilità articolare può essere sia attiva che passiva. Si definisce mobilità articolare attiva la massima escursione che un atleta può raggiungere attraverso l’azione muscolare, contraendo cioè i muscoli agonisti e rilasciando (allungando) gli antagonisti, senza l’aiuto di forze esterne. La mobilità articolare passiva invece corrisponde alla massima escursione che un atleta può raggiungere in condizioni di rilassamento, utilizzando forze esterne (un compagno, un attrezzo, la forza di gravità, ecc..). La mobilità articolare passiva è sempre maggiore rispetto a quella attiva. La differenza tra la mobilità passiva e quella attiva è definita “riserva di mobilità” e rappresenta il margine di miglioramento che si può raggiungere.
I metodi di allenamento della mobilità articolare prevedono un allungamento attivo ed un allungamento passivo. Tra gli esercizi di allungamento attivo rientrano il “metodo  balistico”, il “metodo dinamico” ed il “metodo statico-attivo”. “Stretching statico” e “stretching PNF”, invece, fanno parte degli esercizi passivi.
Dal punto di vista del fitness, la mobilità articolare rappresenta una qualità importante per un soggetto attivo; essa contribuisce infatti a mantenere il benessere fisico, una corretta postura, ad economizzare i gesti motori, migliorare le performances sportive, sviluppare la forza e prevenire gli infortuni muscolo-tendinei-articolari.

Palermo
02 Agosto 2016

Giusy Modica
Consulente per la salute con lo sport presso l’Associazione Anas zonale Oreto.
Per informazioni e appuntamenti chiamare al numero 091-336558 dalle ore 9:00 alle ore 13:00.

 

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