La buia notte della Turchia

Lunga notte di combattimenti in Turchia, conclusasi con il fallimento del colpo di stato tentato da una fazione dell’esercito contro il presidente Tayyip Erdogan; alle ore 23’00 locali (ore 22’00 in Italia) l’esercito aveva annunciato di aver preso il potere in Turchia per ristabilire l’ordine democratico, la libertà e far rispettare i diritti umani.

Accesso ai social media limitato e rallentato. Chiusa la televisione di Stato, che ha interrotto le trasmissioni. La Turchia è rimasta quasi isolata per alcune ore nella notte tra il 15 e il 16 luglio.

I ponti sul Bosforo, a Istanbul, sono stati chiusi mentre i carri armati bloccavano le vie di collegamento in città; l’accesso all’aeroporto di Ataturk era stato subito bloccato dai carri armati e tutti i voli in partenza e in arrivo sono stati cancellati.

La città di Ankara era continuamente sorvolata da elicotteri militari. Il dipartimento di polizia ha richiamato in servizio tutto il personale, ma i golpisti hanno comunque assaltato la sede centrale di sicurezza: almeno 17 poliziotti sarebbero stati uccisi.

Carri armati hanno esploso colpi contro il Parlamento, colpito anche da un ordigno che avrebbe causato alcuni feriti.

Tra Ankara e Istanbul è cominciato il caos: la Capitale è stata testimone degli scontri tra i militari lealisti e i soldati che partecipavano al golpe.

Nel frattempo, Erdogan, il presidente, sembrava fosse in fuga dalla Turchia: diretto verso la Germania, ma senza che Berlino gli concedesse asilo, sembra che l’aereo presidenziale si sia diretto in Qatar.

Erdogan ha parlato alla nazione attraverso Facetime: “Sono ancora il presidente della Turchia e chiedo alla nostra gente, a tutto il mondo, di riempire le piazze del Paese per dare la risposta necessaria ai militari”.

Dopo il suo appello si sono riversati in strada centinaia di cittadini fedeli a Erdogan, scontrandosi con le forze armate, che invece avevano invitato i civili a rimanere in casa.

Dopo ore di bombardamenti e combattimenti a Istanbul e nella capitale Ankara, i militari golpisti si sono arresi: il bilancio è di almeno 90 morti e 1.154 feriti.

Il governo turco ha sollevato dal loro incarico 29 colonnelli e 5 generali, come riportato dal il ministro degli Interni, Efkan Ala; almeno 200 i militari golpisti che hanno deciso di arrendersi alla polizia filo Erdogan ad Ankara dopo il fallimento del tentato colpo di Stato.

Gli insorti riceveranno la risposta della nazione, e per aver agito contro di essa pagheranno un prezzo elevato. Non lasceremo loro campo libero, li elimineremo” ha ribadito Erdogan “ io sono il comandante in capo, senza le informazioni delle quali dispongo l’esercito non può fare nulla”.

Secondo il presidente, dietro al tentativo di colpo di stato ci sarebbe il predicatore Fetullah Gulen, ideologo islamista radicale, prima suo alleato e poi avversario, in esilio volontario negli Stati Uniti; dal canto suo, Fetullah Gulen, attraverso un comunicato sul Financial Times, ha respinto l’accusa di essere l’ispiratore del colpo di stato.

Valentina G.

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