Che ne sarà di EXPO 2015?

E’ calato il sipario su Expo 2015.
La manifestazione internazionale, che ha venduto oltre 20 milioni di biglietti in tutto il mondo, ha definitivamente termiexponato di accogliere visitatori.
Mentre l’albero della vita rimarrà a Rho, lo scorso 2 novembre sono iniziati i lavori di smantellamento dei vari padiglioni; la direzione di Expo ha emanato, prima dell’apertura, delle linee guida per la sostenibilità delle strutture.
In questo documento vengono trattati diversi aspetti della progettazione dei padiglioni a partire dal consumo di suolo e di energia, dall’utilizzo di materiali sostenibili fino ad arrivare al fattore dismissione e riutilizzo.
Nel testo pubblicato vengono fatti precisi riferimenti a norme internazionali, avendo ben chiaro come queste verranno poi smontate, demolite o riutilizzate.
Nelle linee guida si legge come ogni Paese sia stato invitato a ideare padiglioni che utilizzino per lo più materiali riutilizzabili.

Alcuni padiglioni verranno battuti all’asta, ma, considerando gli alti costi sostenuti , alcuni torneranno nei loro Paesi: un esempio ne sono i quattro silos della Svizzera che verranno riutilizzati come “serre urbane” collocate nei quattro cantoni, l’oasi degli Emirati Arabi e il giardino Botanico del Bahrain che verranno ricollocati nelle sedi di provenienza e gli arredi decorativi dell’Estonia diventeranno arredo urbano in patria.
Alcuni padiglioni saranno riutilizzati per scopi sociali, come il padiglione Don Bosco che diventerà un centro giovanile in Ucraina; i container del Principato di Monaco ospiteranno un centro della Croce Rossa in Burkina Faso; il villaggio di Save The Children troverà collocazione nel campo profughi di Jarahieh, in Libano.
Il padiglione del Regno unito, costituito per la parte predominante da un grande alveare realizzato con una struttura reticolare in acciaio, diventerà un monumento.
Tutti i Paesi che invece non riutilizzeranno le proprie strutture dovranno, come da regolamento, riciclare le parti in legno e quelle in ferro da rivendere e reimpiegare in Italia per future costruzioni.
C’è chi, invece, ha deciso di donare le parti “simbolo”, come gli alberi più imponenti dell’Austria che saranno ripiantati in una foresta nei pressi di Bolzano o le colonne del Vietnam che saranno donate al Comune di Alassio, in Liguria.
E poi ci sono quelli che venderanno le loro strutture: è il caso del Brasile e del Belgio.
Infine, saranno totalmente demoliti, i padiglioni di Cina, Germania, Spagna, Thailandia, Qatar e Uruguay.
Ma Expo non è costituito solo da padiglioni: gode all’interno di una vasta area verde; la tipologia di piante comporterà poche operazioni di giardinaggio nei mesi invernali per via delle caratteristiche del terreno favorevole e della tipologia di piante utilizzate, di cui solo la minima parte di importazione.
Per riqualificare l’area di Expo c’è un progetto davvero ambizioso, il quale prevede di creare un polo internazionale di ricerca e tecnologia applicata: una correlazione tra scoperte mediche, innovazioni nel ciclo dell’acqua e del riciclo dei rifiuti che possa migliorare la vita delle persone e valorizzare nel contempo il patrimonio artistico e culturale.
Il piano è comunque una “buona notizia” per il sindaco Giuliano Pisapia: “un progetto importante, ulteriore impulso per la creazione di un luogo dedicato alla conoscenza a all’innovazione, complementare al Campus universitario proposto dalla Statale”.

Valentina G.

Print Friendly, PDF & Email

Related posts

Leave a Comment