Bufale e truffe on line

Capita che notizie false diventano virali sfruttando le debolezze emotive dei lettori.

Lo scorso anno, in Italia, Internet ha compiuto 30 anni, celebrando anche la libertà di informare tramite la Rete ma talvolta, questa libertà, comporta anche pericoli legati all’incapacità di gestirla. La circolazione in rete di bufale inventate di sana pianta è cosa nota soprattutto agli addetti ai lavori ma tra gli utenti (che ne sono vittime), la portata del fenomeno sembra non sia chiara.

Inventare una notizia è semplice e veloce; scovarne una vera e verificarla richiede professionalità, tempo e soldi. Per ogni notizia vera e verificata se ne producono decine false. Le bufale vengono solitamente pubblicate su un sito e rilanciate sui social network e spesso hanno l’apparenza di notizie diffuse da una vera testata giornalistica. Scrivere e diffondere bufale è redditizio: costi di produzione estremamente bassi ed elevata diffusione dei contenuti permettono discreti profitti grazie ai classici banner pubblicitari.

Alcuni siti sono notoriamente legati a forze politiche che traggono vantaggio nel porsi come alternativa al “sistema delle lobby” consistente nel più vecchio tra i metodi di propaganda: indicare un falso problema e porsi come unica soluzione.

Facebook sta per lanciare i filtri anti-bufale e funzioneranno così: gli utilizzatori del social avranno la possibilità di segnalare sempre più facilmente le sospette notizie false. Queste segnalazioni verranno poi inoltrate a compagnie di “fact checking”; se l’articolo è ritenuto falso, sarà contrassegnato da un marchio e accompagnato da una spiegazione su come si è arrivati a tale conclusione. Inoltre, Facebook, dovrebbe avvisare l’utente quando sta condividendo una bufala. Secondo una indiscrezione del Financial Times, i tedeschi saranno i primi a testarne le capacità al di fuori degli Stati Uniti: una scelta non casuale considerando che, alla fine di quest’anno, in Germania si terranno le elezioni federali. Oltretutto sembra che le storie che hanno ottenuto maggior popolarità sulle piattaforme sociali nell’anno appena trascorso sono degli articoli ingannevoli che riguardano Angela Merkel e alle sue politiche relative all’emergenza rifugiati con l’obiettivo di screditare il lavoro della cancelliera. Il mese scorso la coalizione di governo ha pensato di introdurre una nuova legge che prevede multe fino a 500mila euro a quelle aziende che, operando nel settore dei social media, dopo una segnalazione non provvedono a rimuovere una notizia falsa entro 24 ore.

Ma online non si trovano solo bufale; anche le truffe sono tantissime: dai prestiti a basso tasso d’interesse fino alle offerte di prova gratuita.

Alcuni strumenti e servizi che ci offre Internet sono diventati parte integrante della nostra vita: oggi, ad esempio,nessuno potrebbe più rinunciare alla propria casella e.mail, che ha sostituito completamente la posta tradizionale. Ma non solo: negli ultimi 5 anni gli italiani hanno preso confidenza con i siti e-commerce e la compravendita online tra privati; dal momento che sempre più persone acquistano online, i finti siti e-commerce o gli annunci di vendita fasulli sono diventati uno dei mezzi preferiti dai delinquenti che operano sul Web. Le truffe non riguardano solo l’acquisto di oggetti e servizi, ma anche per esempio la prenotazione di viaggi organizzati, hotel e case per le vacanze.

Il sito smascherato dalla Guardia di Finanza di Pordenone il mese scorso vendeva imitazioni di accessori e abiti del noto marchio Prada; il sito ingannava perfettamente gli utenti perché aveva un indirizzo convincente e la grafica dell’e-commerce era molto curata con immagini che raffiguravano i prodotti originali con prezzi ufficiali degli outlet gestiti da Prada.
Il sistema di pagamento e di spedizione erano affidati a imprese serie e conosciute nel settore ma gli ignari acquirenti compravano a prezzo pieno articoli contraffatti. I finanzieri hanno ottenuto l’oscuramento del sito per 90 fornitori di servizi internet in tutto il mondo.

In questo caso non bisognerebbe mai fidarsi di un sito in cui non vengano indicati la partita I.V.A. del negozio e tutti i riferimenti per contattare l’azienda, dal numero di telefono all’indirizzo della sede operativa e legale.

Quanto emerge da un’indagine condotta su circa 2.500 italiani tra uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni, un italiano su due (46%) ha un rapporto controverso con il computer e teme di essere sorpreso da bufale contenenti virus (65%) o dialer auto-istallanti (38%); tra le insidie più temute c’è il phishing (68%), che può portare al furto di informazioni personali come dati bancari e password. Il phishing è un fenomeno che in molti conoscono già e ultimamente la Polizia Postale ha rilevato la diffusione dell’ennesima truffa su PayPal: l’utente riceve una email nella quale lo si avvisa che qualcuno ha versato dei soldi sul suo conto PayPal, il sistema più sicuro e usato per effettuare transazioni online. Nel messaggio c’è un codice e cliccandoci sopra si viene indirizzati a una pagina che richiede tutti i nostri dati PayPal, compresi quelli della carta di credito collegata. Il 42% degli intervistati dichiara di ricevere quotidianamente e-mail sospette nella propria casella di posta, che rimandano a siti poco affidabili; il 38% ammette di riceverle ogni settimana; l’8% afferma di ricevere mensilmente poche mail sospette (2/3). Le fasce orarie nelle quali gli hacker cercano di colpire l’utente sono varie: arrivano indifferentemente sia al mattino che al pomeriggio e la notte.

 

Valentina G.

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