Attacco a Bruxelles

Bruxelles, il cuore dell’Europa, è stato attaccato: nel mirino l’aeroporto e la metropolitana.

Alle 8 di ieri mattina, martedì 22 marzo, due esplosioni hanno devastato la sala del check-in di American Airlines all’aeroporto internazionale di Zaventem, il principale scalo di Bruxelles.

Poco dopo due altre bombe sono esplose nel cuore della città, alle fermate di metro Malebeek e Schumann, a pochi passi dalle istituzioni europee.

L’intera rete metropolitana è stata chiusa. Evacuata anche la stazione centrale ferroviaria di Bruxelles. L’allarme sicurezza è stato innalzato al livello 4: quello di massima allerta.

Secondo i dati forniti dal ministro della Sanità belga i morti sono 34 e almeno 230 i feriti.

Il terrorismo ha colpito ancora: testimoni riferiscono di aver udito, prima delle deflagrazioni, delle urla in arabo, quelle più spettrali, «Allah Akbar», che rimandano alle orribili dinamiche degli attentati di Parigi.

Evacuato l’aeroporto e in seguito chiuso; quanti erano al suo interno sono stati radunati in centri di raccolta.

Sono proseguiti i controlli all’interno dello scalo e nelle aree circostanti dove, secondo fonti degli Stati Uniti, una delle due esplosioni potrebbe essere stata causata proprio da un ordigno in una valigia; con il passare delle ore è stato trovato un kalashnikov e un giubbotto inesploso, fatto poi brillare dagli artificieri.

La polizia di Bruxelles ha rivolto un appello alle persone che potrebbero aver filmato gli attacchi nell’aeroporto e nella metropolitana della capitale belga perché consegnino i filmati aiutando così le indagini; e proprio nel pomeriggio è stata diffusa una foto, con tre uomini che spingono come tutti gli altri carrelli con valige: due indossano una maglia nera e un guanto scuro nella mano sinistra, particolare che potrebbe rivelare la presenza di un detonatore ; l’altro, invece, indossa un giaccone chiaro e un berretto scuro.

Due dei tre due si fanno esplodere; uno è in fuga.

La polizia nelle ore successive dirama l’identikit e l’appello ai testimoni di raccontare qualsiasi particolare.

Un’ora dopo le esplosioni in aeroporto, un’altra bomba esplode in centro, alla fermata del metrò Maelbeek, vicino alle istituzioni europee; Bruxelles, blindata, per ore resta irraggiungibile, palcoscenico di un nuovo assalto all’Europa che segue di tre giorni l’arresto di Salah Abdeslam, il principale ricercato per gli attentati di Parigi del 13 novembre.

E’ passato poco tempo perché arrivi la presunta rivendicazione dell’Is:

“Promettiamo agli Stati crociati che si sono alleati contro l’Is giorni bui in risposta alla loro aggressione contro di noi. Il Paese è stato colpito perché fa parte della coalizione internazionale contro il Califfato”.

 

La polizia ha effettuato delle perquisizioni a Schaarbeek, quartiere di Bruxelles a nord est del centro città che ospita una grande comunità musulmana e dove la procura federale ha trovato un meccanismo esplosivo contenente chiodi, prodotti chimici e una bandiera dello Stato islamico.

Il Belgio è un Paese che fornisce molti combattenti al jihad: negli ultimi anni centinaia di cittadini belgi sono andati a combattere in Medioriente insieme a gruppi estremisti come lo Stato Islamico o al Qaida. Nel 2005 la prima donna europea a compiere un attentato suicida fu una donna belga di Charleroi, convertita all’Islam. Nel 2008 fu scoperta e smantellata un’organizzazione, “Sharia4Belgium”, che reclutava giovani belgi musulmani per mandarli nei campi di addestramento di al Qaida.

Diversi esperti ritengono che proprio “Sharia4Belgium” abbia avuto una grossa influenza nella diffusione dell’estremismo islamico in Belgio.

 

 

 

Valentina G.

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